Qualche giorno fa mi trovavo presso l’ospedale di Milazzo e la mia attenzione è stata catturata da una serie di circostanze che si sono verificate intorno a me e, nell’immediato, mi sono posto delle domande. Lungo il corridoio – accanto alla cassa del ticket e al centralino – ho visto troppa gente accalcata in attesa di fare il tampone per il Covid e, a pochi metri, oltretutto, si trova anche la sala prelievi per analisi cliniche. La cosa che mi ha lasciato ancor più meravigliato è che, qualche porta più in là c’è l’ambulatorio di Pneumologia, quindi, gli utenti – nonostante abbiano tutti le mascherine – si ritrovano nello stesso spazio di attesa e, da quanto ho visto, con molta difficoltà riescono a mantenere una distanza di sicurezza, creando, inevitabilmente, assembramenti molto pericolosi sia per gli utenti (malati oncologici, donne in stato di gravidanza), ma anche per i dipendenti dello stesso ospedale. Tra le altre cose, ho sentito che alcuni utenti che dovevano fare il tampone venivano mandati a pagare il ticket presso un tabacchino all’esterno dell’ospedale e, quindi, queste persone ‘potenzialmente contagiose’ si trovavano a girovagare per i corridoi. A questo punto della situazione, le domande mi sorgono spontanee: “Chi va a fare il tampone non è ‘potenzialmente’ un contagiato e, dunque, non potrebbe contagiare altre persone? Non sarebbe più logico distanziare, adeguatamente, il CENTRO COVID da dove si effettuano le normali attività ospedaliere? In uno stato di emergenza quale quello che stiamo vivendo, è normale assistere a questa promiscuità tutta concentrata in uno stesso ambiente di pochi metri quadri?”.
di Rosario Lo Faro