Sabato Santo, il giorno del silenzio. Il giorno dopo la morte del Nostro Signore Gesù Cristo. Oggi, Gesù, il Nostro Salvatore, si è immerso agli inferi per salvarci dalla loro schiavitù di morte e disperazione. In questo giorno, possiamo contemplare di più quanta è immensa la vicinanza di Gesù alle nostre paure, angosce e solitudini agonizzanti. Nella sua cura materna, la Chiesa ci offre una splendida omelia che ci aiuta parecchio ad apprezzare di più quello che Gesù ha fatto per noi. Questa antica omelia sul Sabato Santo è frutto di tantissima preghiera e riflessione. In essa, possiamo godere intimamente lo stragrande amore che Gesù ha per tutti noi, prima di tutto personalmente. Domanda l’autore di questa omelia: “Che cosa è avvenuto?”. Poi, risponde: “Oggi, sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi”. Ma come ha scosso questi inferi? Questo buio di morte? Nelle parole di papa Francesco, Gesù ha scosso gli inferi con la sua vicinanza all’uomo perduto. Dice l’antica omelia: “Certo, egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione”. Dunque, e in parole semplici, il Sabato Santo è la festa o la celebrazione della vicinanza di Dio a noi, abbattuti come siamo nelle nostre vite quotidiane.
L’autore continua a darci una bellissima e dettagliatissima presentazione di questo incontro di Gesù con l’uomo sofferente di ieri, oggi e domani: “Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: ‘Sia con tutti il mio Signore’. E Cristo rispondendo disse ad Adamo: ‘E con il tuo spirito’. E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: ‘Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà’”. Successivamente, Gesù esprime il perché del suo avvicinamento all’uomo distrutto dal male e la sua conseguente e aggiunta angoscia esistenziale: “Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti, non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura.
Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te, uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta. Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all’albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te. Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio. Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli”. La grande lezione che il Sabato Santodà a tutti noi è che quando pensiamo che nulla sta accadendo nelle nostre vite è proprio lì che tutto si rivoluzionerà. Quando lasciamo tutto nelle mani di Gesù tutto andrà per l’ottimo. Allora, con il grande servo di Dio, don Donildo Ruotolo, come lo insegna Gesù nella Novena dell’Abbandono, diciamo sempre a Gesù con grandissima fiducia: “Gesù pensaci Tu!”.
di Fra Mario Attard