Il mese di novembre ci ha fatto incontrare con il mistero della morte. Nonostante i nostri sforzi per vivere una lunga e sana vita, talvolta, parlare sulla morte è un tema non molto gradito. La cruda realtà ci mostra insistentemente che questa vita ha un fine. Nella maggior parte dei casi, c’è un fine sconosciuto e sempre improvviso. Alcuni grandi pensatori ci danno tanti punti di riflessioni sul vero significato della vita. Menziono, per esempio, il famoso scrittore, poeta, giornalista e saggista irlandese Oscar Wilde (1854-1900). Ebbene lui dice: “La vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri”. Bravo Oscar Wilde! Grazie per avermi mostrato che devo essere pronto a morire per il mio sogno e la mia convinzione che, nella realtà, non è sicuramente il mio ma quello che Dio l’ha seminato nel mio piccolo cuore!
Ovviamente, uno si vive due volte secondo l’umorista e docente statunitense Mark Twain (1835-1910): “I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché”. Quanto è vero che si recupera il vero significato della vita quando si capisce il perché è vivo! Infatti, il significato della vita emerge ed è intrinsecamente collegato con il significato della propria esistenza. A volte, il vero significato della vita va oltre quello che noi lo pensiamo di essere. È come uno si cresce lentamente e, con l’andare del tempo, scopre nuove altre cose nella vita. Nella stessa maniera, il significato della vita si identifica nel significato della vita stessa ed oltre essa, e mai a quel significato che la persona attribuisce alla propria vita o la vita in generale. Infatti, lo scrittore e filosofo russo Fëdor Dostoevskij (1821-1881), dice: “Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso”.
Gesù ci dà il senso vero della vita perché ci invita ad amarla più della sua logica di conservarla. Esso ci insegna: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà” (Mat 16,24-25). Nel volume di Crescenzio Sepe, in conversazione con Francesco De Simone, ‘Questioni di fede’, negli interrogativi posti al vescovo, troviamo questa bellissima riflessione su questo passo dal vangelo di San Matteo: “Gesù sollecita i suoi al dono totale della vita, senza calcolo e tornaconto personale, con una fiducia illimitata in Dio. L’ideale cristiano, nella logica della fede, talvolta umanamente incomprensibile, punta a non mettere più al centro se stessi, ma a optare di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo. Quanto attuale e sconvolgente è questa norma di vita! Il un mondo ridotto a mercato globale, dove tutto si può comprare se si è disposti a pagarne il relativo prezzo, il Vangelo ci propone paradossalmente un orizzonte di senso diverso. Non vale ciò che costa di più. Le cose che contano sono assolutamente gratuite, come la vita e i doni che abbiamo ricevuto dalla natura. Non a caso, Dio è dono gratuito e per questo non si può comprare né propriamente meritare. Lo si accoglie solo. Ed è gratuità che può sovvertire la logica dei nostri giorni. Forse lo sperimentiamo già quando siamo utili a qualcuno o quando ci spendiamo per una causa non vincente”.
Il vero significato della vita sta nel suo dono totale, pilotato dalla fiducia illimitata in Dio. Una vita validamente vissuta è quella che decide di andare controcorrente alla cultura contemporanea perché essa spende se stessa nel donarsi gratuitamente.
di Fra Mario Attard