Non è raro che due appassionati di caccia si incontrino sul posto di lavoro e, immancabilmente, parlino della ‘regina’. “Ne hai viste?” chiede l’interlocutore. “Altrochè!” è la risposta, “ne ho incontrate molte, catturate solo due, ma non importa, ho trascorso giornate indimenticabili, il Breton è stato insuperabile – nel fitto e i roveti – dovevi vederlo… ferme… filate, era come impazzito, si infilava ovunque senza badare alle spine che lo ferivano!”. Chi sente questi discorsi resta intontito, disorientato. Ma di che si tratta? Di cosa parlano quei distinti signori? Certamente, parlano di lei, la ‘regina del bosco’. L’Arcera, alias la Beccaccia, un meraviglioso e bizzarro volatile che affascina, da sempre, per i suoi grandi occhi dolcissimi, stranamente femminili, il becco lunghissimo e sottile, il piumaggio sommamente elegante e mimetico, il comportamento imprevedibile e misterioso, il simbolo della natura selvaggia, per il cacciatore e il suo ausiliare la preda più ambita, per la quale tradiscono il tiepido letto coniugale per andare, d’inverno, con freddo e cattivo tempo, là dove lei regna, il bosco di latifoglie, per i messinesi la Faggeta dei Nebrodi. Generalmente, si crede che questo uccello, durante il giorno, riposi nel bosco e di notte esca allo scoperto per cibarsi. Ciò è esatto, ma solo in parte. Le beccacce hanno un metabolismo veloce che le costringe a nutrirsi frequentemente. Allo stadio giovanile, per crescere debbono assumere una quantità di cibo pari a tre volte il loro peso.
Sebbene i lombrichi, gli insetti, i piccoli molluschi costituiscono il loro nutrimento principale, essi si nutrono di numerose altre sostanze di origine animale e vegetale. Mediante l’analisi del contenuto stomacale, alcuni ricercatori hanno accertato che gli individui sottoposti all’indagine, si erano nutriti con cibo derivante da settanta diverse specie animale e da trentadue specie vegetale. Avevano inghiottito inoltre, granelli di quarzo, pezzetti di silice, frammenti di gusci di chiocciole per facilitare la triturazione del cibo. Caratteristico uccello di bosco, è distinguibile dalle altre specie, oltre che per il differente habitat, per le dimensioni relativamente grandi, per il becco molto più lungo, le ali arrotondate e il portamento basso. È estremamente specializzato e la livrea è altamente mimetica, simile alle foglie morte delle lettiere dei boschi di latifoglie (faggi, querce, rovere, castagni). I sessi sono simili e la colorazione variabile dal bruno al rossiccio e al grigio. La fronte e la parte anteriore del capo è grigio cenere, con macchiettature brunastre e scure; il vertice e la zona occipitale hanno due o tre fasce più o meno irregolari di tinte grigio-brune e altre quattro bruno-nerastre. Le parti superiori sono chiazzate e barrate, quasi marmorizzate, di bruno scuro. Le ali hanno le remiganti primarie e secondarie bruno nere con i vessilli interni e la parte apicale fulvi. Gli apici delle remiganti e copritrici terminano con tipiche macchie grigie nelle prime, subtriangolari e caratterizzate da una particolare sfaccettatura più scura nelle seconde. Solo la prima remigante primaria è priva della macchia apicale. La coda è nera con i margini fulvo-rossastri ad apice grigio sporco superiormente, le copritrici superiori della coda sono bruno-rossastre più o meno sfaccettate di nero. Lunghezza ca. 34 cm, peso da 210 a 440 grammi.
Diffusione
La Beccaccia è una specie a vasta distribuzione paleartica, rinvenendosi in tutta la zona euroasiatica centro-orientale dall’Unione Sovietica, Mongolia alla Cina ed al Giappone. È presente, poi, nella zona himalaiana, nel Pakistan settentrionale, il Nepal, Kashmir e Buthan. Nella regione Paleartica occidentale, si rinviene nelle isole Azzorre, Canarie, Madera, isole britanniche, Penisola Scandinava, Europa centrale e orientale, ad esclusione della parte meridionale della penisola Egea ed Italiana. È migratrice e le popolazioni europee si portano a svernare, prevalentemente, nell’Europa occidentale e meridionale. La presenza in Italia della Beccaccia come nidificante è limitata alle regioni settentrionali e sporadicamente a quelle limitrofe centrali. È diffusa in tutta la zona alpina e prealpina dal Triveneto alla Liguria. Nella Pianura Padana, è localizzata in pochi boschi residui e nella fasce boschive lungo l’Adda e il Ticino. Nella zona appenninica è presente, con certezza, in Liguria, Toscana ed Emilia: in Toscana, poi, è interessante la sua presenza nella zona litoranea nella macchia di Migliarino e San Rossore: durante il periodo di passo tra ottobre e febbraio è, invece, comune in tutto il territorio nazionale specie in Sicilia nella zona dei Nebrodi. Si intrattiene nell’Italia centro-meridionale e isole per tutto l’inverno, in particolare nelle zone boschive con sottobosco ricco di vegetazione sempre verde e nella macchia mediterranea. È ‘la regina’ che tutti i cacciatori amano e rispettano.
di Armando Russo