Nuove tecniche di Chirurgia Neuro-Oncologica estirpano i tumori cerebrali (gliomi) rispettando le funzioni cognitive a vantaggio della qualità di vita del paziente. Oggi, gli interventi si fanno in base alle connessioni cerebrali del paziente (connettoma), che recupera meglio e più in fretta grazie a tecniche di riabilitazione neurocognitiva. Durante l’intervento, il paziente è sveglio (in analgesia) e il chirurgo opera seguendo la mappa dei circuiti cerebrali rilevati in fase intra-operatoria e dalla risonanza magnetica funzionale. I massimi esperti internazionali di neuroscienze, chirurgia neuro-oncologica e di riabilitazione cognitiva ne parlano al Connect Brain, evento organizzato dal 20 al 22 giunto dalla U.O. di Neurochirurgia della APSS di Trento in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler con Trentino salute 4.0.
L’evoluzione tecnologica sta cambiando l’approccio della chirurgia dei tumori cerebrali, di cui il più comune è il glioma. Esperti di neuroscienze e chirurghi neuro-oncologici stanno lavorando per eseguire l’intervento chirurgico (resezione) a misura di paziente, nel difficile equilibrio tra maggiore sopravvivenza e buona qualità della vita. Alle ultime novità sulla mappatura del cervello (brain mapping) e agli sviluppi clinici e funzionali dell’applicazione di queste conoscenze per le patologie cerebrali, è dedicato l’evento multidisciplinare Connect Brain organizzato dal 20 al 22 giugno dall’U.O. di Neurochirurgia della Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler con Trentino salute 4.0.
La moderna neurochirurgia oncologica non ha più oggi solo l’obiettivo di asportare il tumore, ma di rimuovere la massa preservando al meglio la funzionalità cognitiva, ad esempio il linguaggio, la comprensione, la memoria, le capacità esecutive da cui dipende la qualità della vita dei pazienti. Questa tecnica ha portato il rischio di deficit permanente al 2% (era al 10%). A guidare questa rivoluzione in sala operatoria, sono le moderne tecniche di neuro-imaging, come la risonanza magnetica funzionale a riposo (rs-fMRI) o la trattografia, e le tecniche di stimolazione cerebrale intra-operatoria che, oltre a fornire informazioni su come trattare il paziente, migliorano la comprensione dei meccanismi di funzionamento e di plasticità del cervello umano.
L’awake surgery è ormai impiegata in diversi centri europei e non, anche in altre patologie cerebrali. Sono tre i centri italiani dove si eseguono questo tipo di interventi che interessano, ad esempio, gli angiomi cavernosi, lesioni benigne di natura vascolare. “Di recente – dice Sarubbo – l’U.O. di Neurochirurgia della APSS di Trento ha contribuito con l’U.O. di Neurochirurgia degli Spedali Civile e della Università di Brescia e l’Humanitas Research Hospital di Milano alla prima pubblicazione di uno studio multicentrico internazionale nell’applicazione dell’awake surgery alla resezione di angiomi cavernosi situati in area critica”.