La Sindrome da Alienazione Parentale

La PAS, Sindrome da Alienazione Parentale, descritta per la prima volta negli anni ‘80 da Richard Gardner, psichiatra forense statunitense, è una nuova patologia relazionale che si manifesterebbe nell’ambito dei conflitti tra coniugi al momento della separazione. Riguarda almeno tre soggetti, bambino, genitore alienante e genitore alienato, dinamica relazionale disfunzionale famosa in ambito psicologico come ‘triangolazione’ che si crea tra i tre soggetti protagonisti, ed è il frutto di un programma di denigrazione continua e subdola del genitore alienante verso l’ex coniuge, con l’intento di allontanare e di far nascere nel figlio un rifiuto nei confronti del genitore non affidatario. Il genitore alienante-programmatore influenza il proprio figlio aizzandolo contro l’ex coniuge, inveendo di continuo, mostrandosi indignato, contrariato, spaventato quando il bambino sta con l’ex partner, mettendo in atto vendette, interrogatori, stabilendo dei vincoli sulle visite, il bambino percepisce l’altro genitore come inaffidabile e pericoloso. La ‘programmazione’ del genitore alienante è caratterizzata da specifiche tecniche, che quest’ultimo metterebbe in atto con l’intenzione di mettere in cattiva luce l’ex: Manipolazione dei fatti per trasformarli a proprio vantaggio. Drammatizzazione delle situazioni e insinuazione subdola che tra i due il miglior genitore è lui, l’unico che può prendersi cura del figlio.

Disapprovare le condotte dell’altro facendole passare come comportamenti malati. Sottolineare sempre l’inaffidabilità dell’altro in modo tale da renderlo, agli occhi del figlio, come totalmente inaffidabile e privo di strumenti adeguati per la crescita. Narrare il passato trasformandolo a proprio vantaggio, facendo comparire l’altro come elemento scomodo. Allineare i pensieri dei figli con i propri pensieri. Far suscitare sensi di colpa nei figli qualora questi si vogliano avvicinare all’altro genitore, minacciando di far diminuire il proprio amore. Soddisfare tutto ciò che viene disapprovato dall’altro facendolo passare come cattivo genitore. Tutte queste strategie messe in atto dal genitore alienante fanno parte di una ‘programmazione’ ideata, da quest’ultimo, per insinuare una percezione distorta della realtà nei figli, che, invece, sono indotti ad allinearsi con lui. In seguito, i figli, attraverso questa continua campagna denigratoria, ripeteranno i messaggi non supportati da dati reali di disprezzo e di disgusto verso l’altro genitore. Le motivazioni alla base di tale programmazione sono il desiderio di vendetta e l’incapacità di accettare la separazione da parte del coniuge alienante ferito, mantenendo, comunque, un rapporto con l’altro fondato sul conflitto.

di Barbara Cortimiglia