È fatto assai noto che l’allattamento al seno materno è un bene sia per le madri (fisicamente ed emotivamente), che per il bambino. Eppure, molte madri decidono di non seguire questo ‘momento’ naturale, perché lo vedono come un ‘sacrificio’ duro da sopportare e, quindi, da gestire. Forse, se sapessero che allattare al seno è anche un bene per la propria salute, alcune madri potrebbero essere meno propense a smettere. Numerose ricerche epidemiologiche, infatti, dimostrano quanto questo fattore sia di notevole importanza e per la salute della mamma quanto per quella del bambino. Dal punto di vista nutrizionale, il latte materno è il migliore alimento per il neonato: nutre in modo completo e protegge da molte malattie e infezioni. Sotto il profilo relazionale, allattare al seno è un gesto naturale che contribuisce a mantenere il legame straordinario e strettissimo tra mamma e bambino stabilito durante la gravidanza. Quindi, tra i due s’instaurerà qualcosa che andrà oltre il semplice allattamento, ma che darà qualcosa di più a entrambi. La vicinanza pelle a pelle creerà una particolare interazione, unica e irripetibile nel corso della vita.
In Italia, l’allattamento al seno non è diffuso e praticato in modo uniforme sul territorio. Ci sono aree dove le percentuali delle donne che allattano sono basse rispetto ai valori nazionali. Una serie di studi hanno anche dimostrato vantaggi potenziali sotto il profilo metabolico con riduzione del rischio di vari tumori, ma anche benefici psicologici. La produzione di latte è un processo attivo del metabolismo e richiede un rifornimento di calorie che va dalle 200 alle 500 al giorno, in media. Un elemento di primaria importanza utilizzato per la produzione di latte è il calcio. Il bambino succhierà al seno producendo uno speciale ambiente ormonale per la madre. La prolattina, ormone del latte, sembra produrre una calma particolare nelle madri. Infatti, le mamme che allattano hanno dimostrato di avere una risposta meno intensa di adrenalina. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’allattamento materno esclusivo per almeno i primi sei mesi di vita del bambino, mantenendo il latte materno come alimento principale fino al primo anno di vita, pur introducendo, gradualmente, cibi complementari. Suggerisce, inoltre, di proseguire l’allattamento fino ai due anni, e oltre, se il bambino si dimostra interessato e la mamma lo desidera.
di Giovanna Lally Famà