Un altro grave lutto colpisce la Chiesa di Catania con la perdita dell’ancora giovane monsignor Gaetano Zito, dal 2006 vicario episcopale per la cultura della diocesi di Catania. Originario di Troina ha studiato a Catania e a Roma, conseguendo prestigiosi dottorati in Storia Ecclesiastica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e anche il diploma in biblioteconomia e archivistica conseguiti presso la Scuola Vaticana. Ha insegnato e ha diretto, come preside per quattro mandati (1999-2005/2008-2014), lo Studio teologico San Paolo e nei suoi 65 anni di vita e 42 anni di ministero sacerdotale ha ricoperto tanti ruoli, compiti e funzioni. Il suo qualificato impegno pastorale, dopo l’ordinazione sacerdotale ricevute nel 1977, è si è incarnato nel quartiere di Monte Po, dove è stato zelante parroco, e poi come cappellano del Monastero San Benedetto, in Via Crociferi, e rettore della Basilica di San Nicolò in Piazza Dante, sempre a servizio della Chiesa anche nel ruolo di vicario episcopale per la cultura, in dialogo con il mondo della scuola e dell’università.
Fine intellettuale e storico di fama internazionale, ha curato l’archivio storico della Diocesi e, come docente ordinario di Storia della Chiesa e di Metodologia dello studio, ha formato numerosi seminaristi, poi sacerdoti, delle diocesi della Sicilia orientale. I libri che ha pubblicato documentano i filoni della ricerca storica che hanno caratterizzato i suoi interessi culturali: la ‘Biografia del Beato card. Benedetto Dusmet’, un volume sulla storia delle Chiese di Sicilia sulla devozione a Sant’Agata, la biografia del card. Agostino Casaroli, segretario di Stato della Città del Vaticano dal 1979 al 1990, promotore del secondo Concordato tra la Chiesa e lo Stato italiano. Oltre al testo di studio sulla ‘Metodologia – Note per lo studio e la redazione di un lavoro scientifico’, ha pubblicato: ‘La radice di un carisma’ (Suore Orsoline della Sacra Famiglia), ‘Educazione della donna in Sicilia’ (Figlie di Maria Ausiliatrice). Lo ricordiamo tutti come prete giovane, intelligente, forbito nel parlare, carismatico nella relazione, brillante nell’organizzazione di eventi e convegni. Ha collaborato con l’arcivescovo, mons. Bommarito, alla complessa organizzazione della visita a Catania di Papa Giovanni Paolo II il 4 novembre del 1994.
Si è fatto voler bene da tutti e lo si vedeva come candidato all’episcopato e come ha scritto anche il sindaco di Catania Salvo Pogliese “La scomparsa di don Gaetano Zito lascia un grande vuoto nel mondo ecclesiale, della cultura e della società catanese e nei tantissimi che lo hanno conosciuto, apprezzandone lo speciale carisma di sacerdote e di studioso”. “Quando muore un prete, in cielo si accende una stella” e, ora, nell’oscurità della notte si vede brillare una nuova luce nel cielo e dall’alto continua la sua vigile azione di amore e di servizio per la Chiesa e la città di Catania e di Troina, sua Città natale. “Il diffuso cordoglio per la sua scomparsa a Catania e nella Chiesa – ha scritto il sindaco Pogliese – è la concreta testimonianza di questa impronta forte che ha lasciato tra i cittadini e i credenti, nei molteplici ruoli di servizio ricoperti”. La Chiesa sognata e descritta da mons. Zito è protesa alla ricerca dell’essenziale, della spiritualità profonda che offre servizi e accoglienza e più volte con autorevoli interventi, nel rigoroso rispetto delle fonti storiche, ha cercato di scalfire la crosta delle tradizioni religiose al fine di recuperare l’essenziale del sacro e del mistero. Durante i festeggiamenti agatini era atteso all’alba del 5 febbraio il suo intervento dopo il canto delle Benedettine e quest’anno, non essendo avvenuto il passaggio da Via Crociferi, il discorso è stato pubblicato sul giornale, quale monito per la Chiesa in cammino e messaggio di Agata per i suoi fedeli devoti.
Questi lunghi mesi di malattia e di dolore l’hanno purificato come l’oro nel crogiuolo e con l’amorevole assistenza della sorella Antonella, e guardando la reliquia del Beato Dusmet che gli è stata portata nella camera della clinica, ha terminato il suo cammino terreno nel dolce incontro con il Signore. A noi suoi amici che, come gli antichi cristiani, “non ci chiediamo perché Dio ce l’ha tolto, ma Lo ringraziamo per avercelo donato” il compito di custodire il dono della sua missione pastorale, i suoi insegnamenti di vita per una cultura a servizio dell’uomo nella ricerca del bene comune e la crescita sociale e civile della comunità cittadina e diocesana.
di Giuseppe Adernò