Si è parlato della Rivoluzione siciliana nella Sala lettura della Biblioteca Regionale Universitaria G. Longo di Messina, dove ha avuto luogo un incontro di elevato spessore storico-culturale, sulla rivolta del 1848, un tema da tempo dibattuto su due opposti fronti alla ricerca della vera, unica, verità spesso occultata da menzogne e falsità. L’occasione è stata offerta dalla presentazione del libro ‘La primavera dei popoli – La rivoluzione siciliana del 1848’ di Roberto Sciarrone, per i tipi di Edas Editore, scrittore messinese che vive a Roma, ricercatore, autore di saggi, monografie, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Storia Culture Religioni dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma e tanto altro ancora, che ripercorre, con dovizia di particolari, i fatti storici che hanno segnato la storia di Messina e della Sicilia, con lo scopo di dirimere dubbi su un periodo che ha interessato in modo cocente la nostra Città.
La Rivoluzione siciliana del 1848, l’ultima contro i Borboni di Napoli, coinvolse, infatti, in modo strategico per più mesi, in combattimenti che causarono numerose vittime, la Città dello Stretto, che divenne protagonista assoluta e vittima nel processo risorgimentale italiano. Arricchiscono il libro numerosi riferimenti all’attualità politica, ai problemi e alle sfide che coinvolgono l’Unione Europea. Relatori all’evento la dirigente responsabile della Biblioteca, dott.ssa Tosi Siragusa, lo scrittore Roberto Sciarrone, già citato, il professore Enzo Caruso, direttore del Museo storico “Forte Cavalli”, il prof. Santi Calderone, docente di storia, rappresentante di “Messina 908”, il dott. Domenico Interdonato, presidente dell’UCSI Sicilia e l’arch. Nino Principato, cultore di storia patria. Dopo i saluti della dott.ssa Tommasa Siragusa, che ha introdotto l’argomento e moderato l’incontro organizzato su proposta e in collaborazione con il ‘Comitato Messinese 908’, al fine di fare chiarezza sul tema, il prof. Enzo Caruso ha eseguito e cantato, in modo coinvolgente, accompagnato dal maestro Antonio Pizzi al violoncello, un primo brano musicale finalizzato, a quel tempo, a schernire Ferdinando I e i Borbone.
La dott. ssa Siragusa, appassionata di storia, ha sottolineato la presenza di una targa, in Via I Settembre, che testimonia l’evento storico e il coinvolgimento attivo dei messinesi. Il prof. Santi Calderone, nel suo intervento, si è chiesto più volte, quale significato dare alle due targhe site rispettivamente in Via I Settembre e Via XXVII Luglio se non quello di ricordare un vissuto reale che ha animato gli animi e le azioni dei messinesi durante i moti del Risorgimento, per l’affrancamento in un periodo di oppressione borbonica. Dopo il prof. Calderone, ha preso la parola il prof. Sciarrone che, con l’ausilio di numerose slide, ha ripercorso gli eventi, dal 1838 sino alla rivoluzione del 1848, contro i Borbone di Napoli, riportando alla memoria personaggi come Rosolino Pilo, Giuseppe La Masa, Rosa Donato ‘simbolo di quei giorni’ e Antonio Lanzetta, ‘trascinatore del popolo’, la pesante azione borbonica che ha privato di libertà i cittadini, la forte reazione dei messinesi e i personaggi che nel bene e nel male sono stati protagonisti del periodo storico, suscitando il vivo interesse dei presenti sulle vicende narrate.
“Eroica e sventurata” veniva definita la Città di Messina da Ignazio Calona, uno dei capi ‘nella straordinaria rivoluzione del 1848’. Impossibile riportare tutta la sapiente e articolata relazione del prof. Sciarrone, che non ha mancato di fare riferimenti all’attualità politica che stiamo vivendo e alla nuova storia definita “fluida, fuori dalla storia”. La dott.ssa Siragusa, coordinatrice degli interventi, ha sottolineato l’eroismo del popolo messinese dimostrato in molteplici eventi e la sfida continua che presenta la storia dove protagonisti devono essere gli uomini. L’intervento musicale, a tema ‘Cittadella’, ha offerto l’occasione per ricordare l’odio per una struttura costruita contro il volere del popolo per tenere sotto scacco la città con più di trecento cannoni. Il dott. Domenico Interdonato ha posto l’accento sul colonnello Giovanni Interdonato, che, con i suoi fratelli di sentimenti parimenti liberali, scelse l’esilio dopo la restaurazione borbonica. Con alcuni giovani e con il fratello, su decisione del comitato rivoluzionario, abbandonò Malta nel tentativo fallito, di organizzare sul territorio messinese azioni rivoluzionare.
In esilio a Ustica, attese Garibaldi al quale preparò una degna accoglienza riscattando la sua vita fatta di prigionia ed esilio. L’intervento dell’arch. Principato è valso a rendere partecipi i presenti di notizie di preminente valore storico contenute in lettere e documenti, risalenti all’epoca e custoditi negli archivi della nostra Città e non solo. Testi di canzoni con parole insolenti indirizzate contro la gente di Sicilia che i borboni scrivevano ‘a loro uso e consumo’, scritti falsi di Giovanni Pagano, di parte borbonica, nei quali accusa i siciliani di nefandezze e inenarrabili atrocità e di Carlo Filangieri, principe di Satriano (1784-1867) che in alcuni documenti descrive fatti di mutilazioni orrende. Dopo le relazioni molto apprezzate, hanno avuto luogo numerosi interventi dei presenti, non ultimo quello di Pippo Donato, un discendente di Rosa Donato, degna esponente del Risorgimento al femminile, che, senza temere per la sua vita, si impegnò sempre in prima fila per il riscatto della sua Città assumendo, durante la rivoluzione, il comando di una batteria di cannoni nella zona denominata ‘Portalegni’ da dove avversava i Borbone. Quando Ferdinando II, ‘Re bomba’ riprese il comando della Città, Rosa fu imprigionata senza scampo. Di un ulteriore incontro sul tema, a più voci reclamato, sarà data notizia, a breve.
di Sergio Lanfranchi