“È diritto di ogni cittadino avere risposte che siano chiare e imparziali dalla Pubblica Amministrazione, ed è dovere del funzionario porre in essere azioni che siano utili e incontestabili rispetto al ruolo per il quale si richiede l’intervento richiesto dalle norme vigenti e, quindi, necessario. Nella fattispecie, il ruolo svolto dal Centro per l’impiego e per esso dal funzionario delegato, deve essere esclusivamente un ruolo di controllo e di garanzia nella procedura che non può passare esclusivamente da atti e comportamenti che vengono richiesti da terzi senza mai prendere in considerazione quelle che sono le reali volontà delle parti”.
Lo dice Piero Picciolo, commissario liquidatore di ATM, come portavoce della commissione dei liquidatori, rispondendo alle polemiche scaturite dalla pubblicazione oggi sulla stampa della nota della nota del centro dell’impiego a firma dell’ing. Gaetano Sciacca. “È utile – prosegue Picciolo – ricordare anche cronologicamente i fatti relativi alla vicenda in questione e, in particolare, che: l’ing. Sciacca, a seguito del primo incontro avuto al Centro per l’impiego il 13 febbraio 2020, durante il quale sono stati chiariti da parte della Commissione di liquidazione gli aspetti marginali legati alla legittimità della legale rappresentanza della stessa nel procedimento in corso, ha richiesto un aggiornamento dell’incontro al 26/2, affinché venissero chiariti da parte della Commissione i dubbi che alcune sigle sindacali avevano evidenziato con nota pervenuta la stessa mattina dell’incontro. Lo stesso dirigente, dopo solo 4 giorni e con nota del 17/2, ha richiesto parere alla Avvocatura dello Stato meditando già di sospendere la procedura di licenziamento collettivo avviata da questa Commissione. L’Avvocatura dello Stato ha risposto con nota del 21/2 chiedendo la integrazione di alcuni documenti che sono stati richiesti all’ATM soltanto 4 giorni dopo, ovvero il 25/2, immediatamente consegnati in pari data, e soltanto il 26/2 sono stati inviati all’Avvocatura. Nel frattempo, il dirigente ha ben pensato di sospendere il procedimento e di rinviare l’incontro già fissato per il 26/2 a data da destinarsi, senza chiedere alle parti interessate se fosse valida e/o necessaria una eventuale sospensione. L’alto funzionario del Centro per l’impiego dimostra di non aver compreso il motivo per cui è stata richiesta la procedura di licenziamento collettivo e non ha inteso recepire quelle che sono le volontà delle parti in causa e l’interesse primario di garantire il posto di lavoro a tutti i 461 dipendenti della ATM in liquidazione. Dal punto di vista tecnico, invece, faccio qui riferimento all’art. 2489 del codice civile dove si parla di poteri dei liquidatori ‘Salvo diversa disposizione statutaria, ovvero adottata in sede di nomina, i liquidatori hanno il potere di compiere tutti gli atti utili per la liquidazione della società.
I liquidatori debbono adempiere i loro doveri con la professionalità e diligenza richieste dalla natura dell’incarico e la loro responsabilità per i danni derivanti dall’inosservanza di tali doveri è disciplinata secondo le norme in tema di responsabilità degli amministratori” e all’art. 50 dello Statuto dell’ATM, in base al quale “Il Consiglio Comunale, quando ne ravvisasse la necessità, provvede alla soppressione dell’Azienda la cui deliberazione viene assunta con maggioranza dei due terzi dei consiglieri assegnati. Quando il Consiglio Comunale delibera la soppressione dell’Azienda, la liquidazione è affidata ad una commissione composta da tre membri nominati dal sindaco e compiuta entro il termine fissato dal Consiglio, salvo le proroghe eventualmente necessarie, che devono pure essere stabilite dal consiglio stesso”.
Ed ancora: “La Commissione cura la gestione ordinaria dell’azienda senza intraprendere alcuna nuova operazione; procede sollecitamente alla definizione degli affari pendenti e alla riscossione dei crediti liquidi; compie gli atti conservativi necessari e procede all’alienazione dei beni soggetti a facile deperimento. Forma lo stato attivo e passivo dell’Azienda e un progetto generale di liquidazione che sottopone al Consiglio Comunale corredandolo di una relazione esplicativa. Il Consiglio Comunale con motivata deliberazione, presa con l’intervento della maggioranza dei consiglieri assegnati, approva, ed occorrendo, modifica il progetto di liquidazione stabilendo quali beni dell’Azienda cessata debbano passare a far parte del patrimonio comunale o debbano essere destinati ad altra azienda, ente, consorzio e quali debbano essere alienati. La Commissione, nei limiti del piano approvato, ha la facoltà di disporre pagamenti, concludere transazioni, procede ad atti di liquidazione e promuovere giudizi osservando le norme previste dal presente statuto. Le variazioni al piano di liquidazione devono venire approvate secondo le norme stabilite per l’approvazione del piano stesso”.
“A chiarimento di tutto l’iter che ha portato l’ATM in questa fase – prosegue Picciolo – di liquidazione giova ricordare che: con delibera del Consiglio Comunale di novembre 2018 è stato definitivamente deciso di sciogliere e liquidare l’azienda speciale ATM; la nomina dei liquidatori di giugno 2019 ha successivamente sancito l’inizio della procedura di liquidazione del patrimonio aziendale; in questi lunghi 8 mesi, come tutti sanno, la stessa azienda ha continuato a gestire il servizio di Trasporto pubblico locale e quindi non ha potuto dare seguito alla interruzione dei rapporti di lavoro con i dipendenti e questo fino a quando, prima il 31/12 e adesso il 31/3, il Comune, in prorogatio, ha richiesto alla azienda di esercitare il servizio essenziale”.
“Tutta la procedura attuata fin qui è legittimata e conforme a quanto prevedono sia l’art. 2486 del C.C. e sia dall’art. 50 dello statuto sociale che nel punto che riguarda il piano di liquidazione, non approvato dal consiglio comunale, fa riferimento esclusivamente a tutti gli atti inerenti la liquidazione del patrimonio mobiliare, immobiliare e finanziario dell’azienda e mai fa riferimento ai rapporti con i lavoratori dipendenti il cui rapporto di fatto sarebbe dovuto cessare e cesserà con l’interruzione del contratto di servizio e che non ha bisogno di nessuna ulteriore autorizzazione da parte del consiglio comunale che ha già deciso il 23 novembre 2018, né tanto meno il potere di rappresentanza legale nei confronti dei terzi. Il dirigente del Centro per l’impiego ha convocato le parti per il prossimo 13 marzo alle ore 10 per la prosecuzione della procedura di licenziamento collettivo di cui alla L. 223/91, saranno presenti un rappresentante per l’azienda, uno per il Comune e uno per ogni sigla sindacale”.
“È trascorso un mese – conclude Picciolo – dall’ultimo e unico incontro avuto il 13/2 e ciò che risulta, da una parte, è la chiara volontà delle parti di traghettare tutti i lavoratori dell’azienda ATM in liquidazione nella nuova società e garantire agli stessi tutti i diritti acquisiti, dall’altra invece, è l’azione del Centro per l’impiego che, fino ad oggi, ha prodotto esclusivamente lungaggini e perdite di tempo che non servono a nessuno e che stanno mettendo a serio rischio tutto l’iter previsto e richiesto dalla Commissione, che a prescindere dalle sterili polemiche, è l’unico procedimento che garantisce tutti i lavoratori. Il nuovo gestore, infatti, dal 1 aprile 2020 dovrà del servizio inevitabilmente iniziare e gestire il servizio di trasporto pubblico locale. L’azienda in liquidazione non avrà più la possibilità di garantire il regolare funzionamento delle dinamiche economiche, finanziarie e patrimoniali con il rischio di vedere dissolversi tutti gli sforzi fatti per evitare l’aggressione dei beni aziendali con azioni esecutive, che i creditori avrebbero, comunque, il diritto di porre in essere a tutela dei loro crediti. Il mantenimento del proprio posto di lavoro è una speranza per i lavoratori ma è un diritto che l’azienda e tutte le parti in causa intendono garantire e che nessuno ha il diritto di mettere in discussione”.