“Colline devastate e un territorio tristemente fantasma”, è quello che, purtroppo, è costretto a constatare l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura dopo il terribile incendio che ha colpito in due giorni i territori della fascia tirrenica del messinese, a partire da Spadafora. “Grazie a tutti quegli attori e istituzioni intervenuti sul territorio per spegnere gli incendi – dichiara il presidente dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, Anna Carulli –. Nelle Regioni mediterranee, il fuoco è stato un fattore determinante nel plasmare la vegetazione. Ultimamente, è cambiato il rapporto uomo-bosco e uomo-natura; nel tempo si è manifestato in forme e modi differenti che sono la diretta conseguenza dell’interfaccia natura-società. L’uomo ha modificato l’ambiente naturale per soddisfare le proprie necessità vitali. Anche la scomparsa di gran parte delle foreste si deve a questa causa antica ed è purtroppo, ancora presente, almeno in altre aree. Si osserva, da tempo, nei confronti di queste aree un perverso desiderio distruttivo e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, incendi che provocano frane e alluvioni d’inverno. Catastrofi che si ripetono con esasperante continuità provocando danni incalcolabili. Oltre alla buona gestione, necessitano adeguati stimoli umanistici per riattivare la cultura del bosco e la cultura della tutela del territorio”.
“Nel nostro Paese – prosegue Anna Carulli –, il miglioramento delle condizioni di vita ha portato a modificare l’uso della foresta che, a dire il vero, oggi è maggiormente tutelata, sia sul piano tecnico sia su quello giuridico. Ciononostante, in questi ultimi tempi, il problema degli incendi nei boschi e a valle, ha raggiunto una tale gravità da assumere proporzioni patologiche; tutto ciò, malgrado l’aumento costante degli investimenti volti a prevenire e a combattere il fenomeno. L’elevato numero e la dimensione degli incendi è un fattore che aggiunge instabilità a instabilità. Questi eventi distruttivi vengono riportati dai media con grande evidenza, ma ormai non fanno più notizia. La distruzione delle colline e delle foreste provoca grande smarrimento, perché anche le aree povere e degradate, ma peculiari e significative, sono parte integrante e vitale di un contesto: la mediterraneità. La distruzione di territori è paragonabile all’incendio di alcune parti di una grande biblioteca dove sono conservati libri che nessuno ha mai letto; la biodiversità contiene la saggezza accumulata dalla natura ed è la chiave per il suo futuro. Se si volesse distruggere una società, si brucerebbero le sue biblioteche e si ucciderebbero i suoi intellettuali, distruggendo il loro sapere. Il sapere della natura è racchiuso nel DNA delle cellule viventi. La varietà dell’informazione genetica è il motore dell’evoluzione, il sistema immunitario della vita. L’ecologia del paesaggio ci fa comprendere la complessità e il valore dell’interazioni tra le varie parti. L’intervento di recupero di un’area incendiata è complesso e non scomponibile e deriva dalla complessità di un ecosistema o di una porzione di territorio, in quanto conoscere le specifiche del territorio è cosa ben diversa da conoscere l’interazione funzionale delle diverse parti che lo compongono. Un sistema complesso strutturato dalle loro relazioni reciproche, come si evince, poi, dal recupero delle aree incendiate, che sintetizza elementi fisici, biologici, culturali e sociali”.