In Italia, l’applicazione della normativa europea in materia ambientale ha dato vita a una serie di norme molto stringenti. Nel territorio del Comune di Messina, in particolare, esistono tre siti di Rete Natura 2000: una ZPS e due ZSC. Per tali aree, è stato redatto un unico Piano di Gestione ‘Monti Peloritani’. Sulla scorta di un confuso panorama normativo, l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura – tramite il suo presidente, Anna Carulli, e l’IRSSAT, tramite il vice presidente della Consulta Ambiente, Rosanna Costa, e il componente del Comitato Scientifico, Vincenzo Piccione –, con una nota articolata, sostengono che, per dirimere la corretta identificazione degli habitat, occorrono figure professionali con competenze specialistiche geobotaniche. Per il ‘caso Messina’ non esistono in atto altre modalità di valutazione della significatività delle incidenze sugli habitat. La divisione in 18 siti (compreso il sito Q) è destituita da ogni fondamento scientifico. È un mero esercizio di divisione arbitraria – comunque, non su base naturalistica – del territorio. Inoltre, non può essere invocato il Principio di Precauzione, perché nei tre siti è quasi impossibile soddisfare gli 11 principi della norma.
Articoli correlati
Messina – ZPS: Dopo lo stop al blocco totale dell’edilizia da parte della Regione, il Comune si adegua
Gli architetti messinesi esprimono viva soddisfazione per il provvedimento con cui la Regione Siciliana ha ‘sbloccato’ la realizzazione di piccoli interventi edilizi nella Zona …