Nello Stretto di Messina, in un tratto di mare d’indiscutibile bellezza, si pratica la pesca del pescespada dal secolo XV, già nota ai tempi di Omero. Tra due antiche sponde, si rinnova un rito suggestivo che sa di magia, di cultura, di profumo, che si leva dalle tavole dei messinesi che, orgogliosi e di tanta buona sorte, del pesce conoscono ogni segreta virtù. Raccontarlo non rende alla mente e al cuore l’incanto di un evento che si tramanda nei secoli e che fa dello Stretto un luogo ricco di fascino e attrazione. È al sorgere del sole che le feluche cominciano il loro cammino, che scivolano sull’autostrada del mare, con uomini attenti a scorgere le pinne che emergono dal livello dell’acqua, pronti ad avvisare i compagni quando è il momento di tirare la fiocina per catturare il pesce. Una… due… tre, tante feluche che risplendono sotto il sole, che rincorrono la fortuna. Quando avviene l’avvistamento, un coro di voci scuote il silenzio dello Stretto sino a riva, dove c’è sempre qualcuno che segue, con emozione, quel cerimoniale. La visione plastica di un insieme di rara armonia viene, così, arricchita dai colori del pesce che brilla e dalle grida festanti dei pescatori che, ignari di un ruolo che li consegna alla storia, ringraziano il cielo per avere donato loro, ancora una volta, quel cibo prezioso.
di Domenica Timpano