‘Messina: la città dimenticata’ ha visto la luce nella cornice del Centro Diurno Camelot, effigie del disagio psichico riscattato dal lavoro e dalla bellezza. Una ragione c’è: dei componenti del consiglio direttivo fa parte Matteo Allone, psichiatra d’avanguardia all’indomani della Legge Basaglia. Un uomo e un professionista la cui storia bene s’incastona nella mission del Comitato Civico appena presentato alla città e che è presieduto da un altro medico, Giuseppe Ruggeri, giornalista, scrittore e studioso dell’identità messinese e siciliana in genere. Una mission che si muove tra i ruderi senza identità di una città messa in ginocchio da catastrofi naturali e antropiche, le quali ne hanno man mano eroso il tessuto connettivo e, spesso, anche sociale. “Le parole sono pietre”, ha scritto Carlo Levi. “Ma perché – si chiede Ruggeri – non può esser vero pure il contrario?”.Le pietre, se ci si pensa, possono a loro volta farsi parole. Parole che raccontano il passato, dando un significato al tempo, un preciso spessore ad avvenimenti in apparenza slegati uno dall’altro e non, pertanto, riconducibili a un unico filo conduttore. Per trasformare le pietre in parole, ci si è affidati all’alchemia di un maestro della parola, un attore che ha fatto scuola ben oltre gli angusti confini urbani. Maurizio Marchetti, testimonial d’eccezione e socio onorario dell’agape, ha incantato l’uditorio con versi poetici e brani di prosa celebranti le pietre come scaturigine di vita e simbolo di rinascita.
Una rinascita che gli amici del Comitato – nomi noti in città, quali Pippo Previti, Aldo Di Blasi, Filippo Faillaci, Daniele Macris, Carmelo Micalizzi – affidano a un ventaglio d’iniziative che prende avvio dalla riqualificazione della settecentesca Villa De Gregorio, nel cuore di Giostra. Un breve video con riprese dall’alto ha permesso di inquadrare un’area offesa dallo scempio e dal degrado da cui timidi si affacciano i resti di antichi muri e portali. Ma la riqualificazione di questo rudere non potrà prescindere da un’adeguata dotazione di verde pubblico – come sottolineato da Saverio Tignino, consulente agronomo del Comune – sull’impronta della città d’un tempo, ammirata, oltre che per la sua scenografica Palazzata, anche per la magnificenza dello ‘Chalet a mare’, lunga teoria di giardini e fontane estesa dall’attuale area fieristica all’incrocio con l’Annunziata. Ma, specialmente, non potrà prescindere dall’impegno che ogni cittadino il quale abbia a cuore il destino delle future generazioni dovrà profondere per rinsaldare il legame con la memoria, la cui ostinata damnatio continua a infliggere a Messina l’oblio di una città dimenticata dai suoi stessi, sempre più distratti, abitanti.