Durante il 1909, si costituì a Messina un comitato, di cui era presidente l’on. avv. Ludovico Fulci, per ricordare degnamente il primo anniversario del terremoto. Si decise, tra l’altro, a un anno esatto dall’evento luttuoso, di murare una lapide sul viale San Martino e se ne commissionò l’epigrafe a Tommaso Cannizzaro. Sulla Gazzetta di Messina e delle Calabrie del 27-28 dicembre 1909, venne pubblicato quanto vergato da Cannizzaro che scriveva, tra l’altro, la frase “tra la maggior desolazione ed il colpevole abbandono”. Era, indubbiamente, il giudizio negativo e veritiero che meritava, per quello che non aveva fatto il governo del re e, in modo particolare, il presidente del consiglio Giolitti. Tale giudizio, peraltro, era pienamente condiviso dai cittadini messinesi, perché le malefatte e le inefficienze governative le avevano vissute sulla propria pelle. Poiché quella frase era scomparsa dalla lapide, affissa sul viale San Martino, il cronista del giornale si recò a trovare Tommaso Cannizzaro, nel villino di via San Giuseppe (a Catania), per appurare quali fossero stati i motivi che avevano indotto Cannizzaro a modificare il testo, peraltro, già comunicato alla stampa.
Quanto da lui riferito venne riportato sul giornale (Gazzetta della Sicilia e delle Calabrie del 4-5 gennaio 1910). “Essendo stato incaricato dal Comitato Messinese a comporre una epigrafe commemorativa per le vittime del disastro ho scritto alcune righe che, qualche giorno dopo, ho potuto leggere e consegnare ad alcuni membri del Comitato stesso venuti da Messina per ritirarli. Dopo un paio di giorni, la sera del 21, ricevetti, successivamente, due telegrammi. ‘Intervento autorità consentendo comitato deciderebbesi togliere epigrafe colpevole abbandono; pregola autorizzarmi debbiasi sostituire altra frase o togliere completamente. SCHEPIS’” “Riferimento telegramma Schepis pregola consentire venga tolta epigrafe frase colpevole abbandono onde commemorazione possa essere unanime e solenne. R. Comm. SALVADORI”. Avendo rilevato dai due telegrammi che il comitato e il r. commissario erano perfettamente d’accordo sulla soppressione delle parole colpevole abbandono io ho sostituito le medesime con le parole “tra lo scompiglio e la desolazione”. Però, animato dallo stesso principio che mi aveva suggerito la prima frase ho aggiunto in seguito alla seconda linea dell’epigrafe le parole seguenti: “solo da città sorelle e da stranieri soccorsa”.
Senonché, la sera del giorno 22 è venuto a trovarmi in persona il r. commissario comm. Salvadori, questi ha insistito che si togliessero le parole ‘colpevole abbandono’, nonché la seconda linea aggiunta, facendo osservare che altrimenti né egli né alcun’altra autorità sarebbe intervenuta alla funebre cerimonia, intervento al quale giusto il telegramma Schepis il Comitato non aveva creduto rinunciare. A questo punto, io semplice incaricato del comitato, malgrado la protesta della propria coscienza, ho dovuto trascrivere l’epigrafe togliendone le parole incriminate, non senza però aggiungere in fondo alla pagina le seguenti parole. N.B. “Ho creduto di modificare la epigrafe così salvo approvazione del Comitato, scaricandomi di ogni responsabilità”. Tommaso Cannizzaro ha scritto “malgrado la protesta della propria coscienza”, sig. sindaco per farlo stare finalmente in pace con la sua coscienza, nel centenario della sua morte (25 agosto 2021) le chiediamo di far togliere dal frontespizio del palazzo comunale la lapide che riporta l’epigrafe che gli fu imposta e sostituirla con altra che riporti il più fedelmente quanto da lui vergato. Precisiamo che detta lapide non ha alcun valore storico, trattandosi di una riproduzione di quella che si trovava sul viale San Martino e che, andata distrutta per gli eventi bellici, venne fatta affiggere nel 1958, quindi meno di settant’anni fa, dall’Amministrazione del tempo, in occasione del cinquantesimo anniversario del terremoto. Con questa sua decisione, non solo contribuirebbe a ristabilire la verità storica, Messina vittima del governo del re, con i suoi vari Giolitti, Mazza, Salvadori, … ma onorerebbe anche i nostri poveri morti vittime del terremoto ai quali, fino ad oggi, non è stata dedicata una piazza, via o altro monumento significativo. Illustre sig. sindaco, il 25 agosto 2021, giorno del Centenario della morte di Tommaso Cannizzaro, avevamo deciso di organizzare una manifestazione ai piedi della lapide di cui si chiede la rimozione, ma l’attuale situazione sanitaria della Sicilia lo impedisce. Ciò premesso si chiede alla s.v. di voler, cortesemente, comunicare al primo firmatario della presente petizione se è suo intendimento dare le necessarie disposizioni per fare eseguire la rimozione richiesta. In attesa di un suo cortese cenno di riscontro, si porgono Distinti Saluti.
CittadinanzAttiva