Il centro storico cittadino, recentemente, è stato oggetto di attenzione da parte degli organi di informazione per una serie di fatti e fattori non certo edificanti, che hanno fatto emergere sempre di più il processo di degrado che l’intera area sta vivendo da tempo. Dalla brutale uccisione di una donna senzatetto, avvenuta davanti a una chiesa centralissima, al sequestro di locali che sarebbero stati gestiti da esponenti della criminalità, ai giudizi poco lusinghieri dei crocieristi che visitano la città. Emerge, così, in maniera sempre più marcata, la realtà di un centro storico che, invece di essere tutelato e valorizzato così come avviene in quasi tutte le città e cittadine italiane, è stato abbandonato a se stesso, perdendo la sua identità e il suo fascino, fino al punto da far divenire (e ciò nell’inconcepibile silenzio della Sovrintendenza e dell’Amministrazione Comunale) ininfluenti i suoi pochi retaggi storici, monumentali e architettonici, i quali, nel contesto urbanistico, vengono sommersi e oscurati da una selva di arredi utilizzati dagli esercizi commerciali. Ed è così che – nel lassismo generalizzato – intere aree e spazi, tratti stradali e viari di fruizione pubblica sono stati occupati quasi interamente, con la trasformazione di ciò che era bene pubblico e bene comune in bene privato mediante espropriazioni gratuite. Un centro storico sommerso dal traffico caotico e incontrollato, a causa anche delle cosiddette zone a traffico limitato realizzate solo sulla carta, i cui costi vengono pagati dai cittadini come se fossero state realizzate veramente e ciò non lo è. Traffico che alimenta il forte inquinamento acustico della città considerata – secondo alcune ricerche – la città più rumorosa d’Italia e che causa anche un forte inquinamento ambientale in termini di emissioni di polveri sottili, a cui va aggiunto l’inquinamento elettromagnetico delle navi da crociera che approdano e stazionano a pochissimi metri dal centro abitato.
Un centro storico che si è andato trasformando in un ‘non luogo’, teatro di quella movida definita, spesso, selvaggia dagli organi di informazione. Movida che, qui come altrove, ha perso il suo spirito originario di momento di liberazione, socializzazione, superamento di barriere e contaminazione fra culture diverse, per significarsi sempre di più, in molti casi, solo come occasione godereccia ed edonistica, caratterizzata anche da poco salutari rituali consumistici, i cui meccanismi di svolgimento, che possono portare a facili guadagni, hanno attratto l’attenzione e gli investimenti di ambienti criminali. Rituali che, però, vengono celebrati anche da giovanissimi e minorenni, verso i quali bisognerebbe porre l’attenzione, senza criminalizzazioni, ma con coscienza e senso di responsabilità, da parte di realtà civili e religiose, per impedire a queste generazioni un futuro da etilisti. E, negli ultimi periodi, molti locali di varia tipologia che somministrano cibi e bevande alcoliche, tranne quelli che rispettano autonomamente le regole di una civile convivenza, rimangono aperti in piena notte e, in taluni casi, fino all’alba, divenendo punti di aggregazione e fattori di disturbo sia per la quiete pubblica che per il riposo notturno dei residenti che abitano in certe zone del centro. Così come va rilevata come ulteriore elemento della inciviltà dilagante, la barbarica abitudine di quei disturbatori seriali che sotto effetto di alcool o altro scorazzano indisturbati per ore nelle strade città sia di giorno che di notte con i loro autoveicoli che diffondono con impianti fuorilegge – che andrebbero sequestrati dalle Forze dell’Ordine – musica intollerabile e invasiva.
In questo quadro non certo idilliaco, va denunciata la totale assenza di chi amministra la città tanto che, attualmente, non vi è in vigore nessuna ordinanza sindacale che regolamenti la diffusione della musica all’esterno dei locali, con la conseguenza che alcuni locali fanno musica da discoteca fino alle tre o alle quattro del mattino, o concerti dal vivo con impianti di amplificazione a volume altissimo accompagnati pure dai cori dei presenti. Tutti eventi che creano assembramenti e comportamenti con i quali non vengono rispettate le normative anti Covid. E pur trovandoci in una situazione in cui i detti comportamenti, incivili e arroganti, costituiscono una violazione del codice penale, dobbiamo registrare, con amarezza, l’assoluta carenza di controlli diffusi e costanti e di efficaci interventi da parte delle varie Forze dell’Ordine che, spesso, a fronte delle richieste di intervento dei cittadini, pongono in essere un palleggiamento di responsabilità e di doveri. Ed è assurdo che l’Amministrazione Comunale non adotti determinazioni, così come avviene nelle altre città, che statuiscano un orario di chiusura univoco per tutti i locali insistenti nel centro cittadino.
A tal fine, pur essendo esacerbati e indignati, credendo nonostante tutto nel ruolo delle istituzioni, auspichiamo interventi adeguati da parte del prefetto, del questore e del sindaco della città di Messina, affinché ciascuno – a secondo della propria sfera di azione – pongano la dovuta attenzione a quanto andiamo denunciando da tempo, partendo dalla creazione di un gruppo interforze che faccia rispettare le leggi e le normative esistenti, e dalla tutela della vivibilità dei cittadini residenti nel centro storico, che non sono né cittadini di seconda categoria né vittime sacrificali. E ci rivolgiamo anche, con forza, si soggetti politici e ai consiglieri comunali, affinché considerino che la nostra denuncia non riguarda solo un gruppetto di cittadini e cittadine che hanno avuto la determinazione e il coraggio civico di costituirsi in associazioni e gruppi organizzati, ma migliaia e migliaia di residenti in tutto il centro, e considerino anche che, a differenza di quanto avviene nella città di Messina, i centri storici sono ovunque il fiore all’occhiello delle realtà urbane e metropolitane.
Gruppo di Iniziativa Civica ‘RispettoMessina’
Comitato Centro Storico Vivibile