Una fredda mattina di circa quarant’anni fa, Messina scoprì improvvisamente la malacologia, attraverso una mostra di conchiglie tenutasi presso il mercato ittico e cominciò a destarsi l’interesse verso l’ambiente marino dello Stretto. Su iniziativa di un gruppo di giovani, qualche biologo, ma anche ingegneri informatici della prima ora, studenti di giurisprudenza, guidati dall’entusiasta direttore del mercato ittico del tempo, venne realizzata la prima Mostra Malacologica, con esposizione di conchiglie provenienti dal Mediterraneo, spesso raccolte nei litorali messinesi. Moltissime scuole aderirono all’iniziativa che coniugava la salvaguardia ambientale con la conoscenza delle tradizioni marinare locali. I litorali, anche nel periodo invernale, si popolarono di ragazzi, intenti alla ricerca di conchiglie ‘spiaggiate’ dalle onde, dopo una mareggiata. Piccoli e grandi rimasero affascinati da quelle forme e da quei colori così delicati e impararono a usare nei laboratori del mercato ittico i microscopi, individuando nei granelli di sabbia un mondo di microconchiglie dalle forme armoniose e delicate. L’iniziativa, nata in sordina e basata solo su volontariato, cominciò a crescere, arricchita nel corso degli anni da esposizione di immagini dei fondali di Taormina, splendidi capolavori di una nota fotografa subacquea, quadri tematici di pittori locali, come Licinio Fazio, autore di uno dei manifesti delle edizioni successive, bacheche di conchiglie esotiche dei mari tropicali di collezionisti privati. Anche Maria Costa, la celebre poetessa messinese, visitò le mostre, creando sul momento dei versi in vernacolo, ispirati dal mito delle correnti dello Stretto.
Furono stampati cataloghi tematici e i giovani biologi messinesi realizzarono ricerche, sfruttando i testi preziosi della Biblioteca Regionale Universitaria di via dei Verdi. Furono così scoperte le belle incisioni dei secoli passati, i testi di antichi naturalisti che esaltavano lo Stretto di Messina come luogo ideale per un ecosistema perfetto, con conchiglie preziose presenti solo nei litorali peloritani, come la Pedicularia Sicula e il mitico, introvabile, corallo nero. Le collezioni di conchiglie attirarono tanti studiosi, ma anche turisti, sebbene le esposizioni fossero proposte nel periodo natalizio. Il mercato ittico, da luogo riservato al controllo sanitario e alla commercializzazione del pescato, benché situato in una zona poco illuminata, divenne, per circa sette anni, un polo attrattivo per mostre e conferenze. Rosa Quasimodo, sorella del premio Nobel e moglie di Elio Vittorini, visitò la rassegna, scrivendo frasi entusiastiche nel registro delle firme, così come Jacques Piccard, il celebre esploratore che esortò a continuare l’attività di ricerca. Migliorata l’illuminazione, acquistate bacheche con impianti elettrici individuali, il mercato ittico fu sede di tante manifestazioni culturali che entusiasmarono grandi e piccini.
L’interesse fu tale che anche altri enti si organizzarono per proporre mostre alternative di conchiglie e pesci tropicali presso collegi religiosi. Si parlò di rinnovare gli splendori dell’Acquario della Villa Mazzini, di creare un Museo del Mare. La RAI realizzò dei servizi giornalistici, mandati in onda nelle ore di punta delle principali edizioni dei telegiornali. Di colpo, però, i riflettori si spensero. Il gruppo iniziale degli ideatori degli eventi si sciolse, perché finì quella spinta gioiosa, che è tipica dei ragazzi che si aprono alla vita. Alcuni biologi emigrarono al Nord, non riuscendo a trovare un’occupazione in Sicilia. L’esperienza acquisita durante le mostre, realizzate con metodi assolutamente artigianali e ingenui rispetto alla tecnologia di oggi, servì loro, comunque, per affermarsi professionalmente. Tra questi, ricordiamo Antonio Di Natale, segretario generale della Fondazione Acquario di Genova ONLUS, biologo marino che ha lavorato in oltre sessanta Paesi per conto del Governo Italiano, di diverse organizzazioni internazionali, Ferdinando Giovine, affermato tassonomo e biologo marino, Salvatore Giacobbe, docente del Dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche, Farmaceutiche e Ambientali dell’Ateneo Peloritano. Chi guidava con entusiasmo l’iniziativa, purtroppo, morì e della Malacologia a Messina non si parlò, ahimè, più.
di Pina Asta