A pochi giorni dal previsto trasferimento di circa 100 cani del Comune di Messina, dai canili siciliani che li ospitano in un canile della provincia di Reggio Calabria, LAV, ENPA e Lega Nazionale per la Difesa del Cane “abbiamo chiesto al sindaco, Cateno De Luca, di revocare il provvedimento o almeno di sospenderlo – recita così la nota delle Associazioni –. Questo, nell’attesa di effettuare un sopralluogo urgente presso il Rifugio destinato ad accoglierli, al fine di verificare la struttura, le condizioni di detenzione dei cani, la conformità della struttura alla normativa presente nella Regione Sicilia, nonché le attività messe in campo per la promozione delle adozioni. Le strutture di accoglienza fuori Regione alle quali sono destinati i cani che fanno capo al comune di Messina dovrebbero, infatti, avere gli stessi standard qualitativi e gestionali previsti dalla normativa siciliana a tutela degli animali d’affezione e per la prevenzione del randagismo, mentre si evidenziano differenze che rendono la normativa vigente nella Regione Calabria peggiorativa, sia in termini di capienza massima dei rifugi – che di fatto non è prevista – sia di politiche di gestione degli animali e di promozione delle adozioni. Inoltre, lo spostamento di cani, soprattutto anziani, dalle strutture nelle quali sono ospitati da tempo, sottoponendoli a un lungo viaggio, causa la perdita dei riferimenti di un ambiente ormai familiare e dei legami sociali instaurati, oltre a rappresentare una forte trauma e disorientamento. Lo stesso vale per i cani accalappiati sul territorio e successivamente trasferiti in Calabria, costretti a disagi e sofferenze non compatibili con il concetto di ‘cura’ espresso dal bando di gara.
Un canile dovrebbe essere lo spazio per preparare i cani all’inserimento in famiglia, non un luogo dove gli animali vengono reclusi a vita. Affinché questo avvenga, però, servono politiche di promozione delle adozioni, anche in collaborazione con le associazioni di protezione animali del territorio. Adozioni fondamentali non solo per garantire il benessere degli animali, ma anche per una corretta gestione degli animali da parte dei Comuni, per i quali tenere a vita i cani in una struttura rappresenta un costo importante. La distanza geografica rappresenta un oggettivo impedimento al monitoraggio e controllo effettivo sia dell’attuazione, che dell’efficacia di queste politiche e renderebbe più onerosi i controlli sugli animali da parte degli incaricati del Comune diMessina, con maggiore aggravio per la spesa pubblica, fattore che pregiudica anche il parametro del risparmio assunto nella scelta della struttura. Abbiamo dato la nostra disponibilità a dialogare e a supportare il Comune, al quale abbiamo chiesto che venga organizzato un tavolo di confronto con le Associazioni. Ciò al fine di individuare efficaci politiche di gestione degli animali liberi sul territorio e corrette modalità per il ricovero di quelli presenti nelle strutture, con l’obiettivo di ridurre il fenomeno del randagismo, favorendo le politiche di reimmissione sul territorio, nonché per rafforzare campagne di sensibilizzazione e informazione su una corretta convivenza con gli animali familiari e di promozione delle adozioni nei rifugi”, si conclude così la nota delle associazioni.