Da più parti è emerso, improvvisamente, sebbene già risaputo, che Messina con tutta la sua estesa provincia, quanto a decrescente popolazione, è ridotta al lumicino, per essere già fanalino di coda, per avere i suoi figli, in maggior parte, sparsi tra la Penisola e l’Europa intera. Le linee aeree da Catania e Palermo verso il Nord, ed Europa, sono sempre affollate di siciliani che salgono e scendono al ritmo cadenzato da un minimo di dieci venti viaggi l’anno. Quasi due al mese di norma, se non di più. Centinaia sono i docenti, i medici e numerosi professionisti impiegati di ogni settore, tutti fiore all’occhiello dei saperi, competenze e professionalità guadagnati nella terra madre Sicilia, in quel Sud da sempre, gentilmente raschiato, con buona pace dei governi che si alternano. Perché il più ricco Nord – a dire il vero – è ben meglio organizzato del Sud, povero e scoordinato. E così, dopo quasi un secolo dall’ultima guerra, da quando i nonni partirono per le Americhe e l’Australia, i nipoti e pronipoti continuano a fuggire da quella terra baciata dal sole, dove si espandono profumi e ricchezza della natura, terra amata da tutti e che nessuno vorrebbe mai lasciare. Quando i viaggi si effettuavano maggiormente in treno e si attraversavano in treno sulle grandi navi le sponde del meraviglioso Stretto di Messina, un nodo saliva alla gola, mentre si allontanavano i campanili delle splendide chiese e i tetti dei palazzi ricostruiti sulle macerie dell’ultimo terremoto del 1908 e dell’ultima guerra mondiale. Su Messina, risorta da terremoti e guerre, già ricca di istituti religiosi e con le migliori scuole, licei e università italiche, sin dalla sua rinascita nel secolo scorso, da qualche tempo, sembra emergere un dato preoccupante: l’abbandono degli abitanti e le minori nascite, più consistenti, tra le regioni d’Italia. Tutto ciò emerge mentre si continua a discutere sempre del viale San Martino, delle biciclette, dei parcheggi, delle dannose buche sui marciapiedi sporchi e pericolosi dove sono stati anche malamente piantumati grandi alberi le cui radici costituiscono costante pericolo per la gente in transito.
La popolazione è scesa drasticamente, meno nascite e più partenze per il Nord, hanno decimato la popolazione, dove per lavorare in qualsiasi settore non basta solo il titolo professionale per garantire la certezza del domani. Le case, palazzine piccole o grandi con i loro appartamenti vuoti e cadenti sono tristemente chiuse, mentre si continua a parlare di problematiche che hanno superato il secolo senza risposta, senza soluzione. Sono tanti gli istituti religiosi a Messina, città dove, in particolare, la gioventù della provincia ha studiato, conseguendo un valido diploma e, a volte, una laurea e che, oggi, sono tristemente vuoti. Eppure, quelli che hanno superato il mezzo secolo di vita e dai paesi della provincia messinese si sono spostati nei collegi religiosi della Città per affrontare gli studi, oggi, si chiedono “cosa sia accaduto”. Dove sono le educande del Collegio Santa Brigida di Via Marcello Malpighi (oggi, Via Borelli), che ben ricordano le annuali visite dell’otto dicembre del grande arcivescovo Francesco Fasola e delle sue straordinarie omelie, alta formazione! Dove sono le collegiali del Sacro Cuore, delle Ancelle Riparatrici, del Don Bosco e i collegiali del Don Orione, San Placido, Gesuiti, San Luigi, Ignatianum, Sant’Annibale, San Domenico Savio, solo per menzionarne alcuni, grande gioventù che ha studiato con un percorso importante; erano e sono tantissimi i grandi istituti religiosi, tutti stracolmi di nuova generazione e di religiosi che tanto hanno dato alla crescita e alla formazione personale di ciascuno, di tanti cittadini e professionisti. Eppure, si parla di ‘stranieri’ che sbarcano a centinaia e migliaia di continuo sulle coste sicule, e che vengono spediti in luoghi senza domani, alcuni all’estero, forse, con un programma costruttivo che vada ‘bene’ o forse a mendicare o a essere sfruttati. Si potrebbe anche sperare, per il futuro di questi diseredati e sfortunati, che sia la nostra terra ad accoglierli, così come già li accoglie giornalmente da anni il Mar Mediterraneo, mentre lottano tra le onde del mare e che nel programma di accoglienza possano entrare tutti, nessuno escluso, a riempire le case vuote delle Città.
Progetti validi, consistenti, concreti, utili. Come lo furono quelli dopo il terremoto del 1908, con estrema lentezza, a volte, ma dove venne espressa anche la ferma volontà di realizzare la salvezza di tanti figli della dannosa e triste seconda guerra mondiale, che provocò molte vittime e molti orfani. Forse, così, si potrebbero nuovamente riempire gli istituti religiosi dove, dopo gli studi di base, potrebbero procedere con attività laboratoriali delle arti e dei mestieri, utili alla collettività e, anche se i religiosi oggi sono in pochi, c’è tanta gioventù laica che vorrebbe incrementare l’accoglienza vera, la formazione, la forza lavoro autentica, spalancare i balconi degli appartamenti chiusi per l’eternità, ridare vigore alla città di Messina. Iniziando proprio da Messina, la città che qualcuno ha definito ‘perduta’. Non credo sia perduta: Messina si è sempre rialzata. Forse sull’esempio di Messina e provincia con un vero progetto di accoglienza come quello che colmò i collegi vuoti, dei primi del ‘900 e nacque una generazione nuova, si potrebbe trovare una risposta all’abbandono in lacrime della terra baciata dal sole di chi è costretto ad andare via. Cosicché, piuttosto che mettere in atto progetti meramente inutili, attuare il vero percorso verso la vita, verso la rinascita di un popolo allegro, generoso, una Città devota alla sua Madonnina della Lettera, un popolo quello messinese che si è sempre rialzato ed è sempre rinato dopo tanto dolore.
di Anna Franchina