Questo è stato il nucleo dell’omelia che il vescovo ausiliare, mons. Joseph Galea-Curmi, ha fatto nella Concattedrale di San Giovanni, a La Valletta, domenica 2 febbraio, esattamente alle ore 11.00, per celebrare la Giornata dedicata alla Vita. Una volta, ho letto che la forza di ogni società è misurata dal progresso dei suoi membri più deboli. Questo è il messaggio principale che vorrei trasmettere, oggi, nella Giornata per la Vita. “La presenza delle persone a questa messa – ha detto il vescovo ausiliare – non è contro qualcuno o qualcosa. Al contrario, ci siamo incontrati qui, oggi, perché siamo per qualcosa, non contro. Ma chi sono i vulnerabili? I vulnerabili – continua mons. Galea-Curmi – includono anche coloro che soffrono di malattie o altre condizioni che sono fonte di grandi sofferenze. Ci sono quelli che sono stati costretti a rimanere al letto per anni. Queste persone richiedono che alleggeriamo il loro peso mostrando loro cura e attenzione, mostrando loro, concretamente, che sono amati e che le loro vite contano… Tra i più vulnerabili ci sono anche quelli in mare che si trovano a lottare per la vita, gridando per una mano amica che li salverà da una fossa acquosa. Dobbiamo lavorare concretamente per la protezione della vita di queste persone, per garantire che non diventino vittime dell’indifferenza e di una cultura di usa e getta, come Papa Francesco denuncia. Frequentemente”.
Ecco perché, secondo il vescovo ausiliare, dobbiamo lavorare attivamente per la protezione della creazione, in modo che le generazioni future possano respirare aria pulita e come noi, siano in grado di sperimentare la bellezza della natura nel nostro paese e non goderne solo quando guardano un video del passato. Essere per la vita significa essere responsabili per le generazioni future. Siamo per le generazioni future, così afferma mons. Galea-Curmi. Il motivo per cui stiamo lavorando seriamente è perché le generazioni future nascano, vivano e prosperino in un ambiente dignitoso in cui il loro potenziale può essere salvaguardato e coltivato. Questo impegno per le generazioni future significa anche il valore della vita e non essere ingannati nel pensare che le droghe siano un mezzo di intrattenimento, senza considerare le conseguenze che queste avranno sulla loro vita. In altre parole, più abbracciamo un’etica coerente a favore della vita, più siamo in grado di costruire una società che rispetti la persona umana, chiunque essa sia. Mons. Galea-Curmi ha fortemente insistito sul chiaro insegnamento sulla vita della Chiesa cattolica.
Siamo per la vita e poiché sosteniamo la vita crediamo che dobbiamo proteggere e amare la vita dall’inizio del concepimento fino alla sua fine naturale. Quando la vita umana esiste già, non deve mai esserci un momento in cui decidiamo chi vive o muore. In pratica, questo vale a dire che non si possono separare le libertà civili dal diritto alla vita, dal diritto di una persona a nascere e, alla fine, prendere le proprie decisioni. La protezione della vita umana ha nulla a che fare con l’opinione pubblica. Per principio, siamo per la vita. La protezione della vita non dovrebbe mai dipendere dal consenso popolare o dalle tendenze attuali. Certamente, capiresti la differenza tra essere per la vita come una questione di principio e parlare per la vita semplicemente per comodità in un dato momento, con l’intenzione di cambiare idea in base all’umore prevalente. Con questo in mente, vorrei ringraziare, così, tante persone nella nostra società che, in linea di principio, sono a favore della vita e si impegnano per la sua protezione in tutte le fasi. Salvaguardare la vita da dignità perché è un segno di contraddizione. Se il nostro lavoro a favore della vita in tutte le fasi sottolinea la nostra identità di maltesi, allora, non troveremmo alcuna difficoltà a continuare a valutare questo principio anche quando altri paesi credono diversamente. Accarezzare la vita non è mai motivo di imbarazzo, anche se siamo ‘segno di contraddizione’.
Per il vescovo ausiliare, amare la vita è imboccarsi le mani con opere tangibili per sostenerla e difenderla. Parlare a favore della vita non è abbastanza. Siamo consapevoli che le parole richiedono un’azione concreta di solidarietà con coloro che si trovano in difficoltà; per esempio, quelli che stanno lottando per accettare una nuova vita. Dobbiamo sempre fornire loro il supporto necessario. In questo contesto, vorrei mostrare il mio grande apprezzamento per l’iniziativa della Life Network Foundation che ha aperto la Dar Tgħanniqa ta’ Omm (Casa Abbriacco di Mamma) che offre rifugio alle madri che hanno bisogno di aiuto durante la gravidanza. Questa casa ha già salvato diversi bambini, mentre le loro madri hanno ricevuto tutto il sostegno di cui avevano bisogno. Nella sua conclusione, il vescovo ausiliare Galea-Curmi ha fortemente ribadito il suo punto di partenza. Cioè, La Giornata della Vita ci mostra che la forza di ogni società è misurata dall’attenzione che riserviamo ai suoi membri più deboli e dal progresso di coloro che sono più vulnerabili. Continuiamo a lottare per avere una società in cui la vita è custodita con amore.
di Fra Mario Attard