La messa celebrata dal vescovo ausiliare mons. Joe Galea-Curmi per ricordare le vittime dell’aborto nel mondo

Speriamo e preghiamo che venga il tempo in cui gli uomini diventino pienamente consapevoli della propria esistenza per lavorare, appassionatamente, contro l’idea che qualcuno possa porre fine alla vita di un’altra persona, operando proprio come quelle società che hanno capito di aver commesso degli errori e hanno cominciato a lavorare con tutto il cuore contro la schiavitù. Mi auguro facciano lo stesso nel caso della vita umana”. Questo è stato il messaggio chiave che il vescovo ausiliare di Malta, mons. Joe Galea-Curmi, ha pronunciato domenica 13 settembre 2020 durante la messa celebrata per ricordare le vittime dell’aborto nel mondo. La messa – che è stata celebrata nella cappella dell’Annunciazione, ai confini di Rabat – è stata organizzata dalla Fondazione LifeNetwork. Adottando lo stile di Gesù, come proposto da papa Francesco, il vescovo ausiliare ha mostrato grandissima misericordia verso le mamme che, per diverse motivi, hanno scelto la strada dell’aborto. Tuttavia, oggi, piangiamo anche con coloro che hanno preso la decisione di porre fine alla vita umana nelle sue prime fasi. Potevano esserci tante ragioni per farlo. Potrebbero essersi trovati in una situazione in cui non potevano capire appieno cosa stavano facendo e quali sarebbero state le conseguenze. Forse, hanno affrontato grandi difficoltà e non hanno trovato il giusto sostegno di cui avevano bisogno. Invece di trovare persone che potessero aiutarli, sono andati sotto pressione ponendo fine a quella vita umana.

Qualunque sia stata la ragione che li ha spinti ad abortire, possano adesso trovare persone che li sostengano mentre attraversano il processo del perdono per arrivare alla completa guarigione. Coloro che hanno preso questa decisione sbagliata dovranno trovare l’aiuto di cui hanno bisogno per poter ricominciare da capo e lavorare con fervore a favore della vita. Mons. Galea-Curmi ha anche detto che, oggi, esiste chi accetta di terminare la vita umana concepita, ma non nata. Oggi, in varie parti del mondo, c’è la mentalità che accetta e promuove la fine di una vita umana concepita, ma non ancora nata. È una mentalità diffusa. Personalmente, mi è piaciuto molto il commento intelligente, semplice e profondo, che il vescovo ausiliare, mons. Joe Galea-Curmi, ha fatto sul vero significato di essere progressivo e liberale. Cosa significa essere progressista? Significa che vuoi il progresso; vuoi che le persone vadano avanti nella vita. Presumo significhi che vorresti progressi per tutti. Una persona è progressista quando può garantire che le poche cellule presenti nel primo inizio della vita umana possano continuare a progredire. Al contrario, chi vuole porre fine alla vita umana nelle sue fasi iniziali non è progressista, ma regressivo. È stato detto, correttamente, che la forza di una società si misura dal progresso dei più vulnerabili.

Cosa significa essere liberale? Significa che fai tesoro della libertà e che non vuoi che nessuno ostacoli la libertà. Ciò implica che dovremmo rispettare la libertà di ognuno di svilupparsi e avere una vita migliore. Quando la vita umana è in una fase iniziale, essere liberale significa permetterle di vivere, non eliminarla. Il vescovo ausiliare ha finito la sua breve e bellissima omelia catechetica con questa bellissima preghiera: “Oggi chiediamo al Signore di rafforzare la nostra determinazione ad apprezzare la vita e proteggerla da ogni pericolo. In un modo speciale, diamo valore alla vita dei più vulnerabili, di quelli senza voce, di coloro che dipendono completamente dagli altri. Preghiamo per la coerenza per quanto riguarda la cura della vita, cioè dal momento del suo concepimento fino alla sua morte naturale e in ogni sua fase. Chiunque chieda aiuto perché sta annegando, letteralmente o metaforicamente, dovrebbe anche avere la sua vita salvaguardata. Preghiamo che i medici, gli infermieri e coloro che lavorano nel settore sanitario siano sempre fedeli alla loro missione di sostenere il valore della vita, come è loro dovere, e di farlo anche quando significa obbedire alla loro coscienza e dire ‘No’. Preghiamo, soprattutto, per quelle madri che si trovano ad affrontare situazioni difficili, che possano trovare l’aiuto e il sostegno di cui hanno bisogno per la protezione della vita e che non finiscano mai vittime di sistemi abusivi. Preghiamo anche per il nostro Paese, che non soccomberà mai alle pressioni contro la vita, ma sarà un Paese che accetta e apprezza ogni vita umana, crea consapevolezza sul valore della vita e ha leggi che proteggono e salvaguardano la vita”.

di Fra Mario Attard