Da giovedì 17 settembre fino al lunedì 21 settembre 2020, avevamo la visita della reliquia della Santa Croce di Gesù presso il Centro Oncologico Sir Anthony Mamo. Per tutti i sensi, questa visita è stata pastorale perché era, indubbiamente, trasformativa. In primo luogo, la reliquia della Santa Croce ha suscitato in tutti noi la grazia della preghiera, difatti in tanti si sono fermati davanti a questa reliquia speciale e fondamentale per la nostra fede cristiana proprio per mettere, ai piedi della Santa Croce, i loro pensieri, le inquietudini, le angosce e speranze di guarigione della maledetta malattia che, in questo nostro periodo storico, è, letteralmente, esplosa. Quando ho visto quella marea di gente che, mentre rispettava le distanze sociale a causa del Covid, andavano, uno alla volta a pregare davanti alla reliquia, mi sono venute con tanta naturalezza le parole pronunciate da papa Francesco nell’udienza settimanale del mercoledì 27 maggio 2020, fatta dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico in Vaticano, sulla preghiera dei giusti: “La preghiera sia l’argine, sia il rifugio dell’uomo davanti all’onda di piena del male che cresce nel mondo”.
A ben vedere, preghiamo anche per essere salvati da noi stessi. È importante pregare: “Signore, per favore, salvami da me stesso, dalle mie ambizioni, dalle mie passioni”. Gli oranti delle prime pagine della Bibbia sono uomini operatori di pace: infatti, la preghiera, quando è autentica, libera dagli istinti di violenza ed è uno sguardo rivolto a Dio, perché torni Lui a prendersi cura del cuore dell’uomo. Si legge nel Catechismo: “Questa qualità della preghiera è vissuta da una moltitudine di giusti in tutte le religioni” (CCC, 2569). La preghiera coltiva aiuole di rinascita in luoghi dove l’odio dell’uomo è stato capace solo di allargare il deserto. E la preghiera è potente, perché attira il potere di Dio e il potere di Dio sempre dà vita: sempre. È il Dio della vita, e fa rinascere. E la pace che ha portato la reliquia della Santa Croce ha fatto sì che alcuni abbiano bussato alla porta del confessionale per ricevere il perdono sacramentale dei loro peccati. E, anche qui, non posso non menzionare, con grandissima gioia, quello che il santo padre ci dice sul grandissimo sacramento della confessione durante l’omelia della liturgia penitenziale, ‘24 Ore Per Il Signore’, nella Basilica Vaticana del venerdì 29 marzo 2019: “La Confessione è il passaggio dalla miseria alla misericordia, è la scrittura di Dio sul cuore. Lì leggiamo, ogni volta, che siamo preziosi agli occhi di Dio, che Egli è Padre e ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi. Non è questo il messaggio che ci dà la Croce di Cristo a ciascuno e ciascuna di noi?”.
Intuendo pochissimo questa stragrande realtà, sant’Andrea di Creta, vescovo, ci dice nel suo decimo Discorso sull’Esaltazione della Santa Croce: “È tale e tanta la ricchezza della croce che chi la possiede ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. È in essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale. Se, infatti, non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se, poi, la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo godere dell’albero della vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l’inferno non sarebbe stato spogliato”. È, dunque, la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile, perché per suo mezzo abbiamo conseguito molti beni, tanto più numerosi quanto più grande ne è il merito, dovuto, però, in massima parte ai miracoli e alla passione del Cristo. È preziosa, poi, la croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio. Patibolo per la sua volontaria morte su di essa. Trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte. Inoltre, la potenza dell’inferno venne fiaccata e, così, la croce è diventata la salvezza comune di tutto l’universo. La croce è gloria di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa della sua passione. Possa la Santa Croce di Cristo guarire tutti i malati ovunque essi siano, al più presto possibile! Uniti a questa realtà di fede preghiamo insieme: “O crux, ave spes unica! Salve, o croce, unica speranza del mondo!”.
di Fra Mario Attard