Terza enciclica di papa Francesco. Fratelli Tutti: un atteggiamento interiore del cuore

La terza enciclica di papa Francesco che tratta la fraternità e l’amicizia sociale, Fratelli Tutti, in assoluto, è ricca di spiritualità fraterna francescana. Infatti, quando uno la legge pregando, con l’aiuto dello Spirito Santo, trova degli spunti assai interessanti su come crescere nella fraternità e l’amicizia sociale. Il punto di partenza è il seguente: “Dio non guarda con gli occhi, Dio guarda con il cuore. E l’amore di Dio è lo stesso per ogni persona, di qualunque religione sia. E se è ateo, è lo stesso amore. Quando arriverà l’ultimo giorno e ci sarà sulla terra la luce sufficiente per poter vedere le cose come sono, avremo parecchie sorprese! (nro. 281). Allora, davvero siamo tutti fratelli e sorelle! (nro. 128). Il che significa che tutti [siamo] sulla stessa barca (nro. 30) e siamo tutti assolutamente uguali (nro. 209)”.

Alcuni punti essenziali derivate da queste affermazioni chiave sono le seguenti: Il primo, se noi siamo fatti per l’amore (nro. 88), che cosa sto facendo io per portare l’amore al punto che io non cerchi tanto ad essere amato quanto ad amare? Il secondo, se noi, come cristiani, abbiamo il dovere di riconoscere Cristo stesso in ogni fratello abbandonato o escluso (nro. 85) sto arrivando a riconoscere e amare Dio in ogni essere umano con un amore infinito e che ‘gli conferisce con ciò una dignità infinita (nro. 85)? Il terzo, se amare significa uscire da se stessi per trovare negli altri un accrescimento di essere (nro.88) sto veramente uscendo da me stesso e me stessa verso l’altro e l’altra? Non è questa la vera fraternità, l’arte dell’incontro (nro. 215), che mi sta aiutando a capire che da tutti, infatti, si può imparare qualcosa, nessuno è inutile, nessuno è superfluo (nro. 215)?

Il quarto, se questa arte dell’incontro (nro. 215) implica, esplicitamente ed essenzialmente, la gentilezza quanto la sto usando per gli altri e con me stesso e stessa? Sto dando realmente peso a questa virtù che è una liberazione dalla crudeltà che a volte penetra le relazioni umane, dall’ansietà che non ci lascia pensare agli altri, dall’urgenza distratta che ignora che anche gli altri hanno diritto a essere felici (nro. 224)? Sto lasciando Dio a farsi il miracolo, attraverso di me, perché guidato e guidata dalla sua grazia sto mettendo da parte le [mie] preoccupazioni e le [mie] urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza (nro. 224)? Il quinto, la pace autentica si ottiene solo quando lottiamo per la giustizia attraverso il dialogo, perseguendo la riconciliazione e lo sviluppo reciproco (nro. 229). Ed io, servo gli altri o seguo ciecamente il mio disordinato desiderio di dominarli? Condivido con gli altri quello che possiedo o lotto, egoisticamente, per la avere la maggior ricchezza che si può avere nel mondo? Mi sforzo per stare con gli altri esseri umani come me o sto sempre a parte o ben nascosto e nascosta?

Il sesto, il vero perdono significa amare l’oppressore nel senso di cercare in vari modi di farlo smettere di opprimere, è togliergli quel potere che non sa usare e che lo deforma come essere umano (nro. 241). Il perdono è capace di rinunciare alla vendetta (nro. 243) e non fa alimentare un’ira che fa male all’anima della persona e all’anima del nostro popolo (nro. 242). Ed io, fermo chi mi vuole sfruttare e opprimere? Rinuncio alla vendetta e all’ira o sono consumato da essi? Prego Iddio affinché io sia davvero il fratello [e la sorella] di tutte le anime di questo [mondo] (nro.287) e dei nascituri nel primo luogo in assoluto (nro.18)! Questo si che è un atteggiamento del cuore!”.

di Fra Mario Attard