La lettera aperta che Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha scritto a Paolo Rossi nel giorno del suo funerale, ha commosso tutti, ha toccato note profonde dell’anima rievocando momenti di vita del campione, ricordi indelebili che non saranno mai dimenticati da nessuno. “È come se Paolo Rossi si fosse portato via il pallone” ha detto –. E con lui, pure, un pezzo d’Italia. È come se Paolo Rossi si fosse portato via l’estate. Degli amori e delle pallonate, delle tovaglie a quadri delle nonne e delle corse a casa per vedere quelle partite che iniziavano nel primo pomeriggio e che, per certi aspetti, non sono mai finite. Perché nessuno, mai, le dimenticherà”. Tante le testimonianze di affetto da parte di colleghi e amici per il grande campione che ha fatto sognare tutta l’Italia durante i Campionati del mondo dell’82 che videro vincitrice l’Italia, da Cabrini che, visibilmente commosso, con il suo “Già mi manchi meraviglioso amico” gli ha reso omaggio, a Cesare Prandelli, allenatore della Fiorentina, che lo ha definito “un vero amico”, all’ex calciatore della Juventus, Antonio Cabrini, che ha espresso con parole dense di significato il suo dolore.
“Non ho perso solo un compagno di squadra, ma un amico e un fratello. Insieme abbiamo combattuto, vinto e a volte perso, sempre rialzandoci anche davanti alle delusioni. Siamo stati parte di un gruppo, quel gruppo, il nostro gruppo. Non pensavo ti saresti allontanato così presto, ma che avremmo camminato ancora tanto insieme. Già mi manchi, le tue parole di conforto, le tue battute e i tuoi stupidi scherzi. Le tue improvvisate e il tuo sorriso. Mi manca proprio tutto di te, oggi voglio ringraziarti perché se sono quello che sono lo devo anche al meraviglioso amico che sei stato. Io non ti lascerò mai, ma tu stai vicino a tutti noi, come io starò vicino a Federica e ai tuoi figli”. Anche la moglie Federica Cappelletti, vinta dalla commozione, ha voluto rendere una affettuosa, testimonianza “In questi giorni, abbiamo ricevuto attestati di affetto incredibili, commoventi. Mi auguro che Paolo possa aver visto tutto questo affetto. Era una persona semplice, generosa e per questo ho ritenuto opportuno aprire il mio dolore per raccontare la sua grandezza e i suoi sentimenti.
La sua voglia di essere uno fra i tanti, ho ritenuto giusto farlo anche se a volte è faticoso perché il dolore fa ancora molto male. Paolo era della gente, di tutti, ed è giusto che venga ricordato per la sua grandezza, ma anche in questa fase di sofferenza. Io sono quello che lui ha creato, mi ha insegnato tanto ad avere coraggio e ad affrontare anche i problemi sempre con il sorriso”. Il funerale di Pablito si è svolto nel Duomo di Vicenza, presenti solo 300 persone per rispettare le restrizioni imposte dall’emergenza Covid, ma in moltissimi gli hanno reso omaggio lungo il tragitto che porta al Duomo. I campioni del mondo del 1982 hanno portato in spalla la bara sulla quale sono state deposte la maglia del Vicenza e quella della Nazionale italiana. La salma sarà cremata e le ceneri saranno deposte dentro un’urna che sarà conservata a Poggio Cennina per rimanere sempre accanto alla famiglia.