Come Gesù sulla strada

Un commento che papa Francesco dice spesso è quando giustamente osserva che Gesù è sempre sulla strada. Spesso, mi sono domandato perché. Ma quando feci io l’esperienza in prima persona, capì la grandissima saggezza che c’è dietro questa frase. Ultimamente, ho avuto un’esperienza assai particolare. Infatti, quando sono andato a visitare la mia mamma, ella mi ha ricordato che a casa sua ce ne sono ben sette di pacchi di corone del rosario! È ovvio che queste corone mi stanno chiedendo di distribuirle! Ma come? A causa del Covid non ho l’opportunità che avevo prima di incontrare la gente. Oggi, siamo tutti distanziati e, giustamente, che lo sia perché la distanza sociale si deve mantenere, altrimenti, avremmo più guai di quelli che abbiamo già avuto fino a questo momento! Ma, in questi tempi difficili, una cosa certa sta uscendo fuori: nostro Signore ha il suo modo per raggiungerci! E questo l’ho esperimentato, personalmente, in quel bellissimo e assolato pomeriggio autunnale. Quando uscì da casa di mia madre notai che nostro Signore mi voleva distribuire quelle ‘armi’ – come le chiamava san Pio – della Madonna. Allora, subito cominciai a distribuirli e a chi incontravo donavo un rosario.

Tanta era la gente che apprezzava questo gesto che il Signore mi aveva dato la grazia di fare. Interessante fu il fatto che nessuna persona respinse questa grazia. Anzi, al contrario. Ricordo bene quando incontrai quella gente del bar e il proprietario del bar mi invitò ad entrare. A quell’ora, c’erano la moglie del proprietario e cinque clienti a cui parlai, tutti avevano accettato le corone del rosario che gli avevo dato. Una giovane donna mi disse: “Padre, preghi per me. Ho tantissimo bisogno”. A questa sorella, non potevo non dare un altro regalo: la coroncina della divina misericordia. Quando penso a questa esperienza, quando penso a tante persone che il Signore mi ha dato la grazia di incontrare, di stargli vicino e di dargli un rosario quando aspettavano in macchina nella coda del traffico o sul marciapiede, uscirono in un modo naturale, profetico e paterno le santissime parole-guida del pontefice della vicinanza, papa Francesco, quando disse queste parole nella sua incoraggiante omelia durante la santa messa del crisma di un giovedì santo: “Questa è la grande scelta di Dio: il Signore ha scelto di essere uno che sta vicino al suo popolo. Trent’anni di vita nascosta! Solo dopo comincerà a predicare”.

È la pedagogia dell’incarnazione, dell’inculturazione; non solo nelle culture lontane, anche nella propria parrocchia, nella nuova cultura dei giovani. La vicinanza è più che il nome di una virtù particolare, è un atteggiamento che coinvolge tutta la persona, il suo modo di stabilire legami, di essere contemporaneamente in sé stessa e attenta all’altro. Quando la gente dice di un sacerdote che “è vicino”, di solito fa risaltare due cose: la prima è che “c’è sempre” (contrario del “non c’è mai”: “Lo so, padre, che Lei è molto occupato” – dicono spesso). E l’altra cosa è che sa trovare una parola per ognuno. “Parla con tutti”, dice la gente: con adulti e con i piccoli, coi poveri, con quelli che non credono. Preti vicini che sono presenti e che parlano con tutti… Preti di strada… Nella vicinanza con il popolo di Dio, la sua carne dolorosa diventerà parola nel tuo cuore e avrai di che parlare con Dio, diventerai un prete intercessore. Il sacerdote vicino che cammina in mezzo alla sua gente con vicinanza e tenerezza di buon pastore, la gente non solo lo apprezza molto, ma va oltre: sente per lui qualcosa di speciale, qualcosa che sente soltanto alla presenza di Gesù. Perciò, non è una cosa in più questo riconoscere la nostra vicinanza. In essa, ci giochiamo se Gesù sarà reso presente nella vita dell’umanità oppure se rimarrà sul piano delle idee, chiuso in caratteri a stampatello, incarnato tutt’al più in qualche buona abitudine che poco alla volta diventa routine. Com’è bello salutare, essere sulla strada… come Gesù!

di Fra Mario Attard