L’inquinamento atmosferico è stato riconosciuto – per la prima volta dalla giustizia britannica – come un fattore chiave nella morte di una bambina: Ella Kissi-Debrah, uccisa nel 2013 a nove anni di età dall’asma a Londra, secondo quanto stabilito oggi da un coroner della corte londinese di Southwark. Ella, nata da una famiglia di radici africane residente alla periferia sud-est della Capitale del Regno, morì dopo essere stata ricoverata ben 27 volte in ospedale in 3 anni. I genitori hanno dichiarato agli inquirenti di non esser mai stati messi a conoscenza di pericoli rappresentati dall’inquinamento per la salute della piccola. Cresciuta in una casa di South Circular Road, nell’affollato sobborgo di Lewisham, ai margini sud-orientali di Londra, Ella Kissi-Debra si arrese all’ultimo attacco di asma oltre sette anni fa, dopo un calvario ospedaliero di corse al pronto soccorso, ricoveri e dimissioni iniziato almeno nel 2010. Un destino al quale – riconosce oggi il coroner in tribunale – l’inquinamento ambientale diede un tragico “contributo materiale” concreto. La vicenda è stata al centro di una lunga causa giudiziaria, fino all’approdo di fronte alla Southwark Court. In base a una perizia del professor Stephen Holgate, medico legale, la vita di Ella rimase per mesi “sull’orlo del baratro” prima dell’attacco fatale. Mentre per il magistrato inquirente Philip Barlow, coroner aggiunto della Corte di Soutwark, il verdetto è ormai chiaro. Dopo due settimane di udienze ad hoc – ha affermato oggi Barlow – “sono giunto alla conclusione che Ella morì di asma”, ma che a questo esito “contribuì un’esposizione eccessiva all’inquinamento dell’aria”. Fra le cause del decesso, il coroner elenca, quindi formalmente, numerandole “uno scompenso respiratorio acuto; una forma severa di asma; l’esposizione all’inquinamento”. La madre della bambina, Rosamund, e due fratelli di Ella hanno assistito alla lettura del verdetto. Commentando la conclusione del procedimento, gli avvocati di Rosamund Kissi-Debrah hanno da parte loro sottolineato come l’inserimento nel certificato di morte dell’inquinamento ambientale come concausa del decesso sia senza precedenti nella storia della giustizia britannica, “e forse mondiale”: un precedente destinato a fare giurisprudenza nel diritto anglosassone. (Ansa)
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