Twitter ha bloccato l’account di Trump “In maniera permanente” dopo alcuni tweet ritenuti una legittimazione delle violenze degli ultimi giorni. La decisione è stata presa fra venerdì e sabato, ed è stata comunicata attraverso una nota stampa dove il colosso californiano spiega che, dopo averlo sospeso per 12 ore in seguito ad alcuni suoi tweet che legittimavano l’attacco al Congresso compiuto dai suoi sostenitori, Trump, attraverso i messaggi pubblicati sull’account twitter, ha di nuovo violato, per ben due volte, le regole imposte dalla società, che impediscono di incoraggiare la violenza. La decisione – che segue quella di Facebook avvenuta per gli stessi motivi – ha provocato l’ira di Trump. Il presidente uscente, non potendo utilizzare più i social network, ha affidato il suo punto di vista ad un classico comunicato stampa emesso dalla Casa Bianca, che riporta le parole: “Lo avevo previsto. Nel sospendere il mio account vogliono mettermi a tacere, vogliono mettere a tacere voi e i 75 milioni di grandi patrioti che hanno votato per me, non ci metteranno a tacere. Stiamo trattando con vari altri siti e, a breve, avremo un grande annuncio. Nel frattempo, stiamo valutando la possibilità di costruire una nostra piattaforma”. Stupita anche la reazione del figlio Donald Jr che parla di libertà di parola morta con big tech. A dare manforte al punto di vista del presidente uscente e del figlio anche alcuni dei repubblicani più fedeli, come il senatore repubblicano Rick Scott che parla di vergogna: ha sospeso il presidente Trump, ma consente ai cinesi di vantarsi del genocidio e all’ayatollah di parlare sulla possibilità di spazzare via Israele dalle cartine geografiche.
Anche parte della stampa si è schierata contro questa scelta, in particolare, il New York Post di Rupert Murdoch, noto editore, imprenditore e produttore televisivo australiano naturalizzato statunitense. Twitter è guidata da liberal americani che mettono sotto esame solo un tipo di persona e solo un’area politica – riporta un editoriale pubblicato sul magazine americano New York Post o la Section 230 – la norma che garantisce l’immunità ai social media, sollevandoli da ogni responsabilità, viene revocata e Twitter si assume la responsabilità di quello che viene twittato o, altrimenti, deve fare un passo indietro e lasciare che sia il pubblico a decidere quello che è accettabile e quello che non lo è. Prima che venisse rimosso, l’account personale di Trump aveva circa 88 milioni di follower, ma – come ha sottolineato Twitter – era diventato uno strumento per diffondere bugie, notizie false, insulti nei confronti dei suoi avversari politici e delle minoranze. Prima del blocco, spesso i tweet di Trump venivano segnalati come informazioni false. Nella nota che ha accompagnato la sua decisione, Twitter ha spiegato anche che piani per future proteste armate sono già iniziati a proliferare su Twitter, incluso un proposto secondo attacco al Congresso il 17 gennaio, appena alcuni giorni prima della cerimonia di insediamento di Joe Biden, mentre Trump sarà ancora alla Casa Bianca. Intanto, per Trump si parla sempre più di impeachment, ma sembra difficile che la procedura possa concludersi entro il 20 gennaio, suo ultimo giorno come presidente degli Stati Uniti d’America.
di Sergio Lanfranchi