Malta – Mons. Ġwann Azzopardi ci ha insegnato ad apprezzare le nostre radici

Dun Ġwann, curatore del museo della cattedrale di Mdina tra il 1967 e il 2001 e archivista del Capitolo metropolitano di Mdina dal 2013, è morto venerdì 19 febbraio 2021. La messa funebre si è svolta sabato 20 febbraio 2021, presso la Basilica di San Paolo a Rabat, ed è stata presieduta dall’arcivescovo Charles J. Scicluna.Durante la sua omelia, l’arcivescovo Scicluna ha parlato dell’eredità e del lavoro preziosissimo fatto con grandissima passione, cura e tenacia da Dun Ġwann, ha citato il profeta Isaia: “Ti chiameranno riparatore di brecce” (Is 58,12). L’arcivescovo ha paragonato la carriera di Dun Ġwann a quella del riparatore che ha dato vita a un patrimonio culturale ed ecclesiastico inesplorato.Dun Ġwann ha condiviso la sua saggezza con tutti noi, ha osservato l’arcivescovo Scicluna, aggiungendo che Dun Ġwann non ha tenuto per sé la conoscenza acquisita nel corso degli anni, ma l’ha generosamente condivisa con gli altri. “Ringraziamo Dio per averlo chiamato a diventare sacerdote”, ha detto l’arcivescovo Scicluna. Non credo che Dun Ġwann da giovane seminarista avesse immaginato come si sarebbe svolto il suo percorso.

Dun Ġwann è stato descritto come un uomo umile e felice che ci ha aiutato a riscoprire le nostre radici attraverso il suo lavoro.Il suo entusiasmo e il suo lavoro nel ripristinare e salvaguardare il nostro patrimonio ci impongono anche il dovere di garantire che questi saranno goduti dalle generazioni future”, ha aggiunto mons. Scicluna. Dun Ġwann aveva anche fondato il museo Wignacourt a Rabat e tenuto conferenze al Seminario dell’Arcivescovo. Altresì, ha pubblicato diversi libri e altre opere, ed è noto per il suo contributo alla storiografia e al patrimonio artistico maltese. Sotto la guida di Dun Ġwann, il museo della cattedrale si è sviluppato in uno dei principali centri di ricerca di Malta, attirando studiosi, accademici e ricercatori, sia locali che internazionali, grazie ai suoi ricchi archivi unici. Questo esemplare sacerdote e studioso appassionato di arte e archivistica ha annunziato il vangelo tramite l’arte. Nella sua esortazione apostolica sull’annuncio del vangelo nel mondo attuale, Evangelii Gaudium, papa Francesco ci dice nel numero 257: “Uno spazio peculiare è quello dei cosiddetti nuovi Areopaghi, come il Cortile dei Gentili, dove credenti e non credenti possono dialogare sui temi fondamentali dell’etica, dell’arte, e della scienza, e sulla ricerca della trascendenza”. Anche questa è una via di pace per il nostro mondo ferito.

Poiché era un uomo che comunicava la pace di Cristo, Dun Ġwann, tramite la sua specializzazione artistica ha offerto a tantissime persone appassionate d’arte come lui la possibilità di fare l’esperienza di Dio. Come diceva nel suo discorso papa san Giovanni Paolo II ai partecipanti alla prima assemblea plenaria della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa (giovedì 12 ottobre 1995): “In Dio, lo sappiamo bene, la bellezza non è un attributo derivato, ma coincide con la sua stessa realtà che è ‘gloria’, come afferma la Scrittura: ‘Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, la maestà e lo splendore’” (1 Cr 29, 11). Quando la Chiesa chiama l’arte ad affiancare la propria missione, non è soltanto per ragioni di estetica, ma per obbedire alla ‘logica’ stessa della rivelazione e dell’incarnazione. Non si tratta di addolcire con immagini tonificanti il cammino aspro dell’uomo, ma di offrirgli la possibilità di fare fin d’ora una qualche esperienza di Dio, il quale raccoglie in sé tutto ciò che è buono, bello, vero. Il vuoto che Dun Ġwann ha lasciato nella Chiesa maltese non può essere riempito da nessuno.

di Fra Mario Attard