Carissimo papa emerito Benedetto XVI, buon compleanno! Oggi, venerdì 16 aprile 2021 è il tuo novantaquattresimo compleanno! Dunque, tantissimi auguri! Come tu sai, ogni compleanno, come dice un’autore sconosciuto, “è un libro con 365 pagine vuote”.Davanti a questa preziossimaopportunità questo autore ignoto fortemente raccomanda:“Fà di ogni giorno il tuo capolavoro”.Sono certissimo, carissimo papa emerito, che tu hai davvero fatto un capolavoro della tua impressionante vita da teologo e, specialmente, da grandissimo pastore della chiesa. La cosa, però, che mi colpisce guardando la tua vita è quella di aver lasciato sempre il Signore a far Lui il suo capolavoro in te e tramite te! Come un umilissimo e saggissimo pastore, tu mi hai insegnato tantissime cose nella vita. La prima: la tua umiltà. Ti ricordi che cosa hai detto nel tuo primo discorso dopo la morte del grande pontefice san papa Giovanni Paolo II? “Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti, e, soprattutto, mi affido alle vostre preghiere”. La seconda: il primato del cielo nel cuore che lo trasforma. Tu hai detto: “Il cielo non appartiene alla geografia dello spazio, ma alla geografia del cuore”. La terza, ognuno/ognuna di noi è amato/amata, voluto/voluta da Dio. Hai osservato: “Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario”.
La quarta: la divinità fa di noi credenti una chiesa più umana. Ti ricordi questo bellissimo pensiero? “Non è di una Chiesa più umana che abbiamo bisogno, ma di una Chiesa più divina. Solo, allora, essa sarà veramente umana”. La quinta: la carità pastorale è personale. Mi hai incoraggiato parecchio con queste parole: “Questa e non altra è la finalità della Chiesa: la salvezza delle anime, una ad una”. La sesta: la fortezza di Dio sta proprio nella sua semplicità. Mi hai fatto realizzare questa grandissima cosa quando hai osservato: “Il segno di Dio è la semplicità. Il segno di Dio è il bambino. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo per noi. È questo il suo modo di regnare. Egli non viene con potenza e grandiosità esterne. Egli viene come bambino, inerme e bisognoso del nostro aiuto”. La settima: è nel donarsi che si riesce veramente a ottenersi. Mi dici: “Non troviamo la vita impadronendoci di essa, ma donandola”. L’ottava: l’amicizia di Dio ci apre alla sua stessa vita divina. Mi insegni: “Dio ci ama in modo profondo, totale, senza distinzioni; ci chiama all’amicizia con Lui; ci rende partecipi di una realtà al di sopra di ogni immaginazione e di ogni pensiero e parola: la sua stessa vita divina”. La nona: la verità è il vero fondamento della carità. Mi ispiri: “Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto da riempire arbitrariamente”. La decima: la vita umana rimarrà bella anche quando è invasa dalla sofferenza. Dalla tua stessa vita, mi dài questa importantissima convinzione: “La vita umana è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole e avvolta dal mistero della sofferenza”. Grazie di cuore per quello che sei e fai per tutti noi carissimo papa emerito Benedetto XVI! Spero che non ti sia offeso se ti ho dato del tu. Ma a una persona cara come te, così colma di tenerezza, saggezza e, soprattutto, stragrande umiltà e carità, io mi sento assai felice e in pace di parlarti cuore a cuore. Benedicici, per favore! E noi continuiamo a pregare per te! Tanti auguri!!!
di Fra Mario Attard