San Leopoldo Mandić: Il santo della Riconciliazione con Dio e i fratelli

Mercoledì 12 maggio, si è celebrata la Festa di san Leopold Mandić OFM Cap. Questo grande e nascosto santo cappuccino dedicò la sua intera vita per l’unione delle persone a Dio nel sacramento del confessionale e anche per l’unita ecclesiale tra Oriente e Occidente. Originario della Croazia, Leopoldo, che nacque nel 12 maggio 1866, si unì ai francescani cappuccini e fu ordinato sacerdote diversi anni dopo nonostante diversi problemi di salute. Non poteva parlare a voce abbastanza alta per predicare pubblicamente. Per molti anni, soffrì anche di grave artrite, problemi di vista e disturbi allo stomaco. Per diversi anni, Leopoldo insegnò Patrologia, cioè lo studio dei Padri della Chiesa, ai chierici della sua provincia. Ha lavorato molto nel confessionale, dove a volte trascorreva dalle 13 alle 15 ore al giorno. Diversi vescovi hanno chiesto il suo consiglio spirituale. Il sogno di Leopoldo era quello di andare dai cristiani ortodossi e lavorare per la riunione del Cattolicesimo Romano con le Chiese Ortodosse, ma la sua salute non ha permesso che questo bellissimo e santissimo sogno potesse avverarsi. Leopoldo rinnovava, spesso, il voto di andare dai cristiani d’Oriente. Infatti, la causa dell’unità delle chiese cristiane era, costantemente, nelle sue preghiere. Disse un giorno a un amico suo: “Prega la Padrona Benedetta di farmi la grazia, dopo aver compiuto la mia missione a Padova, di portare le mie povere ossa in mezzo al mio popolo per il bene di quelle anime. Da Padova, per ora, non c’è verso di poter scappare; mi vogliono qui, ma io sono come un uccellino in gabbia: il mio cuore è sempre di là del mare”.

In un momento in cui papa Pio XII disse che il più grande peccato del nostro tempo era “aver perso ogni senso del peccato”, Leopoldo aveva un profondo senso del peccato e un senso ancora più solido della grazia di Dio in attesa della cooperazione umana. Leopoldo, che visse gran parte della sua vita a Padova, morì il 30 luglio 1942 e fu canonizzato nel 1982. I cristiani occidentali che stanno lavorando per un maggiore dialogo con i cristiani ortodossi potrebbero raccogliere i frutti delle preghiere di padre Leopoldo. Di lui, papa san Giovanni Paolo II disse nella sua omelia della canonizzazione: “Fu un sacerdote che aveva uno spirito ecumenico così grande da offrirsi vittima al Signore, con donazione quotidiana, perché si ricostituisse la piena unità fra la Chiesa Latina e quelle Orientali ancora separate, e si rifacesse ‘un solo gregge sotto un solo pastore’ (cf. Gv 10, 16); ma che visse la sua vocazione ecumenica in un modo del tutto nascosto”. Piangendo confidava: “Sarò missionario qui, nell’ubbidienza e nell’esercizio del mio ministero”.

E ancora: “Ogni anima che chiede il mio ministero sarà frattanto il mio Oriente”. A San Leopoldo, che cosa restò? A chi e a che cosa servì la sua vita? Gli restarono i fratelli e le sorelle che avevano perduto Dio, l’amore, la speranza. Poveri esseri umani che avevano bisogno di Dio lo invocavano implorando il suo perdono, la sua consolazione, la sua pace, la sua serenità. A questi ‘poveri’, san Leopoldo donò la vita, per loro offrì i suoi dolori e la sua preghiera; ma soprattutto con loro celebrò il sacramento della Riconciliazione. Qui egli visse il suo carisma. Qui si espressero in grado eroico le sue virtù. Egli celebrò il sacramento della Riconciliazione, svolgendo il suo ministero come all’ombra di Cristo crocifisso. Il suo sguardo era fisso al Crocifisso che pendeva sull’inginocchiatoio del penitente. Il Crocifisso era sempre il protagonista. “È lui che perdona, è lui che assolve!”.Lui, il Pastore del gregge. “San Leopoldo immergeva il suo ministero nella preghiera e nella contemplazione. Fu un confessore dalla continua preghiera, un confessore che viveva abitualmente assorto in Dio, in un’atmosfera soprannaturale” (n. 4). San Leopoldo Mandić, prega per noi!

di Fra Mario Attard