L’Arcidiocesi di Malta ha accolto con favore la decisione del governo di emendare un disegno di legge che modifica le disposizioni penali di Malta sull’aborto per esentare gli interventi volti a proteggere la vita di una donna incinta, descrivendolo come un “esito positivo che promuove il diritto alla vita”. L’Arcidiocesi aveva da tempo espresso preoccupazione per il disegno di legge, anche prima che la sua versione originale fosse pubblicata, con l’arcivescovo Charles Scicluna che avvertiva in particolare che l’Abortion Act del 1967 del Regno Unito aveva apparentemente cercato di legalizzare l’interruzione medica di una gravidanza solo in circostanze specifiche, principalmente quando si continuava a la gravidanza potrebbe comportare gravi rischi o lesioni per la donna incinta, solo perché questa legge preveda effettivamente l’aborto su richiesta. Tali preoccupazioni apparivano avvalorate dal testo originario, il quale affermava che non si considera commesso alcun reato “quando l’interruzione di gravidanza derivi da un intervento medico diretto a tutelare la salute di una gestante affetta da una complicanza medica che può mettere a rischio la sua vita o la sua salute in grave pericolo”. I nuovi emendamenti hanno, però, modificato significativamente il disegno di legge, e anche il riferimento al ‘grave pericolo’ che aveva particolarmente preoccupato la Chiesa e altri componenti che sono contrari alla legalizzazione dell’aborto a Malta. Il disegno di legge ora specifica che le disposizioni penali di Malta sull’aborto non si applicano quando la salute di una donna è in “grave pericolo che può portare alla morte” e introduce altre misure, compresa la richiesta di decisioni nei casi in cui il rischio di morte non è imminente da parte di un gruppo di tre professionisti medici.
La reazione della Chiesa ai cambiamenti è stata succinta e caratterizzata dalla gratitudine, con l’Arcidiocesi che ha ringraziato il governo “per aver ascoltato una serie di preoccupazioni che erano state sollevate in merito all’emendamento proposto”. La Chiesa ha, inoltre, ringraziato “tutti coloro che hanno contribuito a questo esito positivo, che continua a promuovere una cultura della cura che promuova il diritto alla vita di ogni essere umano, rispettando al tempo stesso i valori del sostegno e della solidarietà, soprattutto verso le donne in difficoltà”. Per parecchie volte, la Chiesa ha avvertito: “Non lasciate la porta socchiusa all’aborto”. Su questo argomento, papa Francesco, in una lettera datata il 22 di novembre 2020 che fu indirizzata a una signora argentina, scrive: “Quanto al problema dell’aborto, bisogna tenere presente che non si tratta di una questione primariamente religiosa ma di etica umana, anteriore a qualsiasi confessione religiosa. E fa bene a porsi le due domande: è giusto eliminare una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema?”. Queste parole danno piena ragione alla Chiesa, a Malta e Gozo, insieme ad altri NGO e altri componenti della società maltese di difendere la vita dal momento del concepimento fino al suo termine naturale.
di Fra Mario Attard