Giorno 24 dicembre, nella Basilica di San Pietro, papa Francesco, aprendo la Porta Santa, ha dato avvio all’Anno Giubilare che si chiuderà il 6 gennaio del 2026. E già sono milioni i turisti provenienti da tutto il mondo che l’hanno attraversata. Due giorni in particolare, papa Francesco li ha dedicati al Mondo della Comunicazione e ai giornalisti; quindi, a questo appuntamento non potevamo mancare. Provenienti da 138 paesi del mondo, credenti o laici non si poteva non accettare l’invito che il santo padre rivolge ai giornalisti, invitandoli a essere comunicatori di speranza e non di paura e disperazione. “Narrare la speranza”, è questo l’appello che papa Francesco rivolge fermamente al mondo della comunicazione. Sabato 25 gennaio, in particolare, nella gremita sala Paolo VI, con la moderazione del giornalista Mario Calabresi è stata ascoltata con vivo interesse la testimonianza della giornalista filippina, Premio Nobel per la pace 2021 Maria Ressa, insegnante alla Columbus University. La Ressa, in maniera appassionata ha affrontato diversi aspetti della comunicazione. Ha esortato l’uomo a non lasciarsi intaccare dalla tecnologia. I social media sfruttano le vulnerabilità degli uomini. Le bugie si diffondono velocemente, ma devono essere i fatti a essere riscontrati: senza i fatti che devono essere ricercati, non esiste verità, non esiste democrazia.
“… In un mondo dove il 70% dei governi è in mano alle dittature, la tecnologia svolge un ruolo determinante anche nelle guerre: battaglie che si combattono anche con i media nel diffondere bugie o far vivere l’uomo nel dubbio di ogni cosa. È necessaria una vigilanza collettiva per poter costruire la nostra forza come onda di cambiamento. Occorre collaborare per costruire e rafforzare la fiducia. La speranza non deve essere passiva, ma diventare attiva”. È importante, quindi, collaborare per costruire e rafforzare la fiducia, in quanto il silenzio è complicità. Mentre lo scrittore irlandese Colum McCann – naturalizzato statunitense e vincitore del National Book Award 2009 – ha sottolineato che… “viviamo in una epidemia di isolamento: chiudiamo finestre, innalziamo muri. Come evitare, allora, le guerre, il cambiamento climatico o l’emigrazione? Dobbiamo ascoltarci gli uni gli altri. Perché le storie sono il collante che ci unisce; ascoltare gli altri per trovare l’umanità della persona. Dopo aver conosciuto ‘l’altro’, chi avrebbe il coraggio di lanciare un missile su quella persona? Chiusi in noi stessi non abbiamo altro prossimo; diventiamo un ‘vuoto’; sposiamo l’insignificanza, perché la paura e l’inganno vendono bene. Occorre immedesimarci, quindi, nelle storie degli altri, anche se non siamo d’accordo e abbiamo storie diverse. Anche se non siamo obbligati ad amarci, dobbiamo, però, capirci l’un l’altro. La bellezza della natura che ci circonda, se siamo uniti, rafforza l’idea di pace da perseguire. I cinici vivono nella loro solitudine. ‘Storytelling e Storylissing’. Occorre ascoltare, innanzitutto, e poi raccontare, perché in questa era è necessario conoscerci. La narrazione di storie può salvarci”.
Nella Sala delle udienze – gremita con oltre cinquemila presenze –, ha impreziosito l’evento, il concerto del maestro Uto Ughi, che si è esibito con Brani di Bach e Astor Piazzolla, perché, come egli stesso ha affermato: “la musica è comunicazione e condivisione”. È questo, quindi, l’anno dedicato al Giubileo, che si svolge ogni 25 anni, viene definito anche Anno Santo in quanto rappresenta il tempo dedicato a promuovere Santità e a rafforzare la Fede. È l’anno della preghiera che invita al cambiamento dal peccato alla grazia potendo chiedere l’indulgenza plenaria non solo per se stessi, ma anche per i cari defunti. Dal primo Giubileo indetto da Bonifacio VIII, nel 1300, sono passati decine e decine di papi. Nel 2015, per un Giubileo Straordinario, furono due i papi ad aprire la Porta Santa della Basilica di San Pietro: Francesco e Benedetto XVI. L’anno giubilare si apre appunto con l’apertura della Porta Santa che, solitamente murata, viene aperta solo durante il Giubileo. E il passaggio attraverso essa esprime simbolicamente il percorso straordinario verso la salvezza dell’anima. Indescrivibile tutto l’insieme che si è presentato ai nostri occhi in questi giorni, come la lunga fila di gente in attesa per visitare i Musei Vaticani o quella dei fedeli in paziente attesa per poter attraversare la Porta Santa. In questo periodo, segnato da grandi conflitti in Medio Oriente, in Ucraina per citarne alcuni, sentire parlare di speranza apre il cuore verso il cambiamento interiore.
Condividere questa particolare esperienza con i fedeli accorsi da tutto il mondo, di ogni etnia, ma – diciamolo – anche di religioni diverse, è stato bellissimo e denso di emozioni. Giubileo della Speranza, così lo ha voluto chiamare papa Francesco, che ha presenziato all’importante evento sulla Comunicazione, da lui stesso fortemente voluto. Al termine del quale ha impartito la benedizione a tutti i fedeli, comunicatori e giornalisti presenti. Ha così concluso il suo intervento. Esprimendosi in poche, ma incisive affermazioni “…Perché comunicare è uscire oltre se stesso. È anche incontro con l’altro. È un movimento che costruisce, ma l’importante è che chi comunica sia vero. Perché comunicare è divino”.
di Graziella Lo Vano