Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, su proposta del presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, con decreto del 27 dicembre 2019, ha nominato il diacono e giornalista Pino Grasso, cavaliere dell’Ordine ‘Al Merito della Repubblica Italiana’, per essersi distinto nel campo sociale. La cerimonia di consegna dell’onorificenza si è svolta nella Sala Carlo Alberto Dalla Chiesa, in Prefettura a Palermo, alla presenza del prefetto, Giuseppe Forlani, e del sindaco, Filippo Tripoli. Il dott. Pino Grasso 65 anni, sposato con Grazia Culotta, ha cinque figli, Salvo, Cetty, Claudio, presbitero, Marco e Antonella, laureato in Giurisprudenza e in Scienze religiose, ha conseguito il Master ‘Ufficio Stampa’ presso l’Università di Firenze e il titolo di Comunicazione e Management per organizzazioni Universitarie, presso l’Università Tor Vergata Roma e il Master nazionale per direttori di settimanali cattolici italiani dalla Federazione italiana settimanali cattolici. Collabora con il Giornale di Sicilia da oltre 30 anni. Ha prestato servizio per 43 anni presso l’Università di Palermo, dove ha ricoperto il ruolo di responsabile del Settore Comunicazione Istituzionale. È stato collocato in quiescenza il 30 settembre 2018. Diacono della Chiesa di Palermo, è consulente ecclesiastico dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali e dell’ufficio stampa dell’Arcidiocesi di Palermo di cui è stato direttore per 20 anni. Ha ricoperto anche il ruolo di direttore regionale del Centro Regionale per le Comunicazioni Sociali per il quinquennio 2003/2007. Il cav. Pino Grasso è un importante punto di riferimento per i giornalisti cattolici, infatti, è anche consigliere della Sezione UCSI, Unione Cattolica Stampa Italiana, di Palermo. “Le mie origini sono umili, mio padre era un operaio del cantiere navale, mia mamma una casalinga e mio nonno carrettiere – afferma Grasso –, pertanto, mai avrei immaginato di ricevere una onorificenza così prestigiosa che dedico alla mia famiglia. Ringrazio tutti gli amici per gli attestati di simpatia che mi hanno inviato, ma ricordo a me stesso che si tratta pur sempre di un riconoscimento umano”.
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