Con l’emergenza Covid e la conseguente chiusura dei centri autorizzati nelle zone rosse è, infatti, aumentato l’abusivismo e l’irregolarità in questo settore. La denuncia è dell’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI), secondo cui una persona su 4 si pente dei tattoo e si rivolge ai dermatologi per farseli togliere. Il 20% della popolazione europea – e i numeri sono in continua crescita – ha un tatuaggio, significa che oltre 60 milioni di persone si sono sottoposte a questa pratica di body art. “Di questi – dichiara Ignazio Stanganelli, presidente dell’Intergruppo Melanoma Italiano, IMI e direttore della Skin Cancer Unit IRCCS, Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori e professore associato dell’Università di Parma –, 7 milioni sono italiani, le donne sono un po’ più degli uomini, ma non sappiamo quanti sono quelli che hanno tatuaggi estesi su ampie aree corporee che sono quelli che, più facilmente, possono nascondere un neo sospetto”. Certo è che la pratica del tatuaggio comporta dei rischi: il 3,3% dei tatuati ha, infatti, avuto una complicanza più o meno importante, percentuale che sale al 6,6% in caso predominino gli inchiostri rossi o gialli. Di qui, l’appello a un progetto di legge che regolamenti tutto il settore e la richiesta di una formazione adeguata per poter esercitare la professione. (ANSA)
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