San Filippo del Mela: 28° Anniversario della morte del Carabiniere Fortunato Arena

Nella Chiesa Madre di San Filippo del Mela, si è svolta la commemorazione del 28° Anniversario della morte del Carabiniere Fortunato Arena, Medaglia d’Oro al Valor Militare, con la celebrazione di una Santa Messa, officiata dal cappellano militare, don Rosario Scibilia, e dal parroco del Duomo del San Filippo del Mela, alla presenza dei familiari del caduto, delle autorità religiose, civili e militari, con la partecipazione delle Sezioni di San Filippo del Mela e Milazzo dell’Associazione Nazionale Carabinieri, nonché di una rappresentanza di militari dell’Arma in servizio. Al termine della celebrazione religiosa, in Piazza Duomo, alla presenza delle autorità e dei familiari, è stata deposta una composizione floreale sul cippo commemorativo realizzato in memoria del Carabiniere M.O.V.M., Fortunato Arena, cui hanno fatto seguito gli interventi del comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Lorenzo Sabatino, e del vice sindaco del Comune di San Filippo del Mela.

Anche quest’anno, la commemorazione del sacrificio di Fortunato Arena è stata significativa per i Carabinieri della Provincia peloritana e ha visto la sentita e partecipe condivisione della popolazione di San Filippo del Mela che ha manifestato la propria vicinanza ai congiunti del caduto nel ricordo del valoroso militare il cui esempio di abnegazione, spirito di servizio e senso del dovere, spinto fino all’estremo sacrificio, anche dopo 28 anni, è sempre vivo e toccante. Il Carabiniere Fortunato Arena, originario di San Filippo del Mela, fu ucciso, a soli 23 anni, il 12 febbraio 1992 in un agguato di camorra a Faiano, nel Comune di Pontecagnano (SA), insieme al Commilitone Claudio Pezzuto, 29enne leccese, colpiti da colpi di arma da fuoco durante un controllo di routine. Quel giorno, i giovani militari notarono un’auto sospetta, una Nissan–Patrol, che si era fermata in Piazza Garibaldi e dalla quale era sceso un uomo per utilizzare una cabina telefonica, e decisero di procedere al controllo del veicolo su cui, quel giorno, si trovavano due latitanti di camorra. Il Carabiniere Arena chiese al conducente di esibire i documenti di circolazione, mentre il Carabiniere Pezzuto si attestò in posizione di copertura. Visionati i documenti, il Carabiniere Arena tornò verso l’auto di servizio e si sedette al posto di guida per effettuare via radio gli accertamenti di rito.

Nel frattempo, il Carabiniere Pezzuto notò una persona nascosta alle spalle del conduttore della Nissan e, impugnata l’arma in dotazione, si avvicinò chiedendo allo sconosciuto di farsi identificare. Costui, però, proditoriamente estrasse una pistola e gli esplose contro numerosi colpi, attingendolo prima ancora che egli potesse far uso dell’arma in dotazione. Il militare, sebbene ferito, si prodigò nel richiamare, a viva voce, l’attenzione dei passanti, allo scopo di evitare il loro coinvolgimento nella sparatoria. Contemporaneamente, il malvivente che prima era disceso dalla Nissan per telefonare, estrasse una mitraglietta, che teneva occultata sotto il giaccone, ed esplose numerosi colpi contro il Carabiniere Arena che si trovava ancora all’interno dell’autovettura militare, attingendolo al fianco sinistro. Il militare, sebbene ferito, rispose al fuoco attraverso il finestrino dell’autovettura, con la sua pistola d’ordinanza, in direzione del malvivente, senza attingerlo. Gli autori del fatto, poi identificati nei pregiudicati Carmine De Feo e Carmine D’Alessio, furono arrestati il 14 luglio 1992, in Calvanico (SA), e, successivamente, condannati alla pena dell’ergastolo.

Il 27 maggio 1993, il Presidente della Repubblica ha conferito ai due Carabinieri la Medaglia d’Oro al Valor Militare, in particolare al Carabiniere Fortunato Arena con la seguente motivazione: Durante il controllo del conducente di un’autovettura in pieno centro abitato, visto che il commilitone veniva investito da fulminea azione di fuoco da parte di un malvivente nascosto nell’abitacolo, benché colpito a sua volta da micidiali colpi esplosi da brevissima distanza da altro complice, con mirabile coraggio, facendo appello alle ultime forze, rispondeva al fuoco con la propria arma, accasciandosi quindi privo di vita. I malviventi, identificati in due pericolosi latitanti affiliati a spietata associazione criminale, venivano poi catturati e condannati all’ergastolo. Chiaro esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere spinti fino al supremo sacrificio”.