Per l’anno 2023, per la celebrazione della ‘94 esima Adunata Nazionale degli Alpini’, era previsto uno dei luoghi più ricchi di storia, una regione, il Friuli Venezia Giulia, frontiera di altri stati stranieri che volevano soddisfare le loro mire espansionistiche e che, trovandosi al confine col suo ricco patrimonio, le Alpi e molto altro, ha dovuto lottare strenuamente nei conflitti bellici del secolo scorso, fino alla fine, per la difesa della Patria. Luogo dell’evento l’austera e inflessibile città di Udine, una città pulita, ordinata, ricca e ben organizzata, che offre accoglienza e buona ospitalità al forestiero, e che ha accolto, con ogni riguardo, la celebrazione dell’evento dei giorni scorsi. Ed è proprio a Udine che mi son trovata nelle quattro lunghe giornate dell’evento – che si è svolto dall’11 al 14 maggio – un avvenimento spettacolare, suggestivo, straordinario a volte commovente: la 94esima Adunata degli Alpini di tutte le sezioni d’Italia. Sono stati calcolati 80mila alpini presenti, in realtà forse più, perché erano davvero in tanti e sono giunti da ogni parte d’Italia anche dall’estero, giovani e meno giovani, alpini in divisa e col cappello dalla penna nera, fluire allegramente a gruppi lungo le strade. Tutte le sezioni presenti, erano provviste di corpo bandistico e non s’intralciavano a vicenda, ciascuno di essi aveva una via, una strada, un ritrovo, una piazza, dove far sentire le loro musiche che accompagnavano le loro allegre voci con gli antichi inni patriottici o d’allegre feste paesane dell’epoca triste, in cui gli ‘Alpini’, quelli che nacquero, vissero e morirono per un ideale, la Patria e la sua difesa. Con i calici di vino o di birra in mano, al suono delle fisarmoniche, clarinetti, trombe e tromboni, e con i tamburi battenti, andavano allegramente cantando le canzoni più belle, alcune mai sentite, che echeggiavano nell’allegria generale di tutte le piazze di Udine; per le vie, i bar, le gallerie, gli androni, i portici, le strade, private per l’occasione, dalla circolazione di mezzi, tutto suscitava una commozione unanime; soldati, militari che emulavano il sacrificio di chi partì per il fronte per riconsegnare quell’attuale ricchezza della libertà presente; tutto appariva come una generale serenata all’amata terra, l’Italia dei nostri sogni e dei nostri nonni che perirono, quella di oggi, anche se qualche pezzetto di Italia nostra è stato trafugato o smarrito a conclusione delle ostilità belliche del secolo scorso.
C’è chi parla di ‘indotto’ delle quattro giornate di Udine, 11/14 maggio 2023, determinate dalle innumerevoli presenze sul territorio della magnifica Friuli Venezia Giulia, forse cinquecentomila presenze e che tale valutazione avrebbe assicurato un indotto di cento milioni di euro, ma l’avvenimento suscitato nel cuore di ciascun partecipante al risveglio della mattina successiva alla sua archiviazione, resta incancellabile e non ha prezzo; l’evento ha suscitato in ogni petto, sentimenti di gioia e di gratitudine al ricordo degli alpini caduti e anche di quelli che hanno fatto ritorno al casolare, schiacciati nell’anima e nel corpo da un dolore incancellabile nella mente e nel cuore, per avere visto sul volto il rosso del sangue e il nero della morte di tanti uomini in battaglia. E, adesso, che da quasi cento anni è ‘scoppiata la pace’, nella nostra Italia, adesso, dopo anni, essi continuano a celebrare quegli alpini tenendo in mano il loro vessillo, non le armi in pugno, bandite per sempre dal nostro credo ad essi, volendo concorrere agli ideali degli alpini, sfilando tutti in una adunata generale sotto la pioggia che li ha visti generosamente impegnati in tutti i bisogni; ai loro piedi, è stato consegnato un impegno che è una promessa, il loro stesso credo, quello di essere dalla parte dei deboli, dei bisognosi, terremotati, travolti dalle tempeste, dispersi, negli incendi come nella loro ricerca se smarriti, travolti dalla neve sui ghiacciai o nei fiumi esondati, ad essi in ogni latitudine dell’amata Patria e oltre. Ho visto tanta gente gioiosa passarmi accanto nell’andirivieni di tutte le vie, senza urtarmi, cittadini assiepati nei bar come negli stand esterni, passare cedendo il passo accompagnato da un saluto e da un sorriso… è scoppiata la pace, mi son detta!! Una pace che deve essere custodita, tutelata e garantita ad ogni costo. Anche dalla Sicilia abbiamo avuto la presenza dei rappresentanti della Federazione degli Alpini che si è unita in un abbraccio infinito con tutte le altre innumerevoli sezioni. Da Messina, Domenico Interdonato, presidente UCSI Sicilia e consigliere Sezione Alpini Sicilia, presente alla sfilata del 14 mattino, ha salutando tutti i colleghi dichiarando che: “Sfilare sotto la pioggia e sentire le acclamazioni della gente assiepata a bordo strada per noi siciliani ha avuto un valore inestimabile. Domenica a Udine, siamo stati i primi a sfilare dopo le Sezioni estere e abbiamo capito che la fratellanza e la solidarietà alpina è presente a qualsiasi latitudine”. Giammai più la guerra, dunque, perché l’Italia della Costituzione, o la Costituzione dell’Italia, la ripudia e continuerà a farlo per sempre e ove venti di guerra dovessero aleggiare, dovrà essere sempre pronta con la mediazione, sagace, serena… vera. La guerra perché? Perché non esisterà mai una risposta valevole perché venga messa in atto. Dopo quattro giorni di amorevole e allegra invasione, la città di Udine, ben organizzata e che vanta un’Amministrazione comunale attiva e zelante, si è svegliata pulita e ordinata come sempre, già con tanta nostalgia di una indimenticabile festa dei generosi alpini d’Italia. L’evento è stato di una caratura così importante che, per l’ultimo giorno, ha fatto registrare la presenza di personalità politiche di spicco con numerosi ministri e senatori della Repubblica che hanno apprezzato l’impegno civile degli alpini nella società tutta.
di Anna Franchina