Sabato 27 marzo p.v., alle ore 11.00, un’importante reliquia di sant’Antonio di Padova naufragherà – di nuovo dopo 800 anni – presso l’omonima Baia di Capo Milazzo. Si tratta di una reliquia maggiore ex massa corporis, estratta dalla tomba del santo durante la ricognizione dei suoi resti, nel 1981. La reliquia arriverà a Milazzo accompagnata dal rettore della basilica di Padova, padre Oliviero Svanera, insieme a una delegazione padovana. Un’accreditata tradizione narra che il veliero su cui viaggiava Antonio, di ritorno da una sfortunata missione in Marocco, si sia infranto sugli scogli del promontorio milazzese nell’inverno del 1221, dove venne accolto e curato dai pescatori del luogo. La memoria del tragico episodio, metafora dell’attuale ‘tempesta’ sanitaria e sociale, intende suscitare sentimenti di speranza, sulle orme dalla (dis)avventura di Antonio che, da Capo Milazzo, riprese, coraggiosamente, il suo cammino e la sua missione. La data scelta per celebrare l’Ottocentesimo Anniversario del Naufragio di sant’Antonio a Capo Milazzo ha una valenza simbolica. Il 27 marzo dello scorso 2020, papa Francesco ha guidato un momento universale di preghiera davanti alla minaccia di una pandemia allora incipiente, in una piazza San Pietro deserta, sotto la pioggia. In quel contesto suggestivo, “Ci siamo resi conto – diceva il papa – di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. […] così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”.
La rete di associazioni e sigle che ha aderito al progetto ha pubblicato sui canali social un suggestivo trailer che riattualizza la figura del santo e sviluppa la metafora del naufragio (https://youtu.be/56_P3_8Udfo). Infatti, l’iniziativa del prossimo 27 marzo, a un anno esatto della preghiera di papa Francesco, intende ricordare, oltre al naufragio di Antonio, anche tutte le vittime della pandemia, gli immigrati morti nel Canale di Sicilia e i tanti ‘naufragi’ materiali ed esistenziali che si sono consumati in questo tempo di emergenza. “Davanti a un’umanità tragicamente spiaggiata su lidi che, per certi versi, restano ancora ignoti, la storia di Antonio offre una parabola di speranza”, dice il rettore del santuario di Capo Milazzo, padre Carmelo Russo. “Mi immagino un uomo mezzo morto, scaraventato sul bagnasciuga di un mare insidioso. La nave su cui viaggiava è ridotta a brandelli. Quando ogni possibilità di salvezza sembrava perduta, ecco un punto d’appoggio:l’imprevedibile incontro con i ‘capiciani’. Antonio riapre gli occhi su una realtà nuova e impara l’accoglienza dalla gente che lo accoglie. Affetti semplici… forse meno robusti dell’àncora o delle gomene di una nave, eppure improvvisamente avvertiti come ‘affidabili’. In questa penisola sconosciuta, il santo portoghese osa permettersi una vita meno sicura, ma più ‘affidata’ nell’accoglienza del domani. Non ha più ‘cose’ da offrire, ma può finalmente offrire tutto se stesso. L’inverno passa e Antonio recupera le forze, riprende il cammino e matura desideri nuovi e più autentici che si concretizzano in miracoli e gesti di sincera fraternità”. L’evento del 27 marzo p.v. non prevede una partecipazione in presenza, ma solo virtuale, tramite diretta su TirrenoSat (canale 71 oppure 271 del digitale terrestre), Rete Veneta, sui social (anche nella pagina Facebook @fratidisantantoniodipadova) e sulle pagine web di alcune testate giornalistiche locali, a partire dalle ore 11.00.