Altro giro, altra corsa. Identico risultato: un investimento privato di quasi 14 milioni di euro bloccato, dopo un’attesa di ben 4 anni, per un parere negativo rilasciato dalla Commissione Tecnica Specialistica dell’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente nell’ambito di un procedimento di valutazione di impatto ambientale, in contrasto con quanto previsto dalle normative nazionali e dai Piani di Gestione regionali. Oggetto del diniego, il progetto presentato dalla GESTAM, azienda che opera nel campo della Gestione dei Rifiuti e delle Bonifiche Ambientali, per la realizzazione nell’area industriale ex-Pirelli di Villafranca Tirrenica, in provincia di Messina, di un impianto di depurazione di materiali inquinanti. Si tratta, nello specifico, di rifiuti speciali (terreni, ghiaie o arenili sui quali è stato sversato olio o carburante, acque di mare sporche di combustibili, acque di sentina di navi e imbarcazioni, reflui di piazzali industriali non serviti da scarico pubblico e altre sostanze pericolose) che potrebbero essere stoccati, disinquinati e restituiti all’ambiente completamente puliti e senza più rischio per la salute dell’uomo. “La nuova infrastruttura – spiega Ivo Blandina, presidente di Sicindustria Messina – utilizzerebbe – così come da progetto –, infatti, le migliori tecniche disponibili, funzionali alla depurazione di materiali dalle matrici inquinanti pericolosi per l’ambiente e per la salute dell’uomo se gettati in mare o occultati nei terreni, innocui se trasportati in sicurezza e trattati adeguatamente in stabilimenti attrezzati”.
La Commissione Tecnica Specialistica decide, però, di non rilasciare la via adducendo come motivazione la mancanza di distanza dal centro abitato. Distanza che, però, sia il Codice nazionale dell’ambiente sia i Piani di gestione regionali richiedono soltanto per impianti che nascono fuori dalle aree industriali. Ma tant’è. “Alcune considerazioni, seppur sommarie – aggiunge Blandina –, sono, quindi, inevitabili. Nell’ottica della necessaria modernizzazione della nostra regione, della capacità di attrarre capitali e investimenti, della competitività del nostro sistema produttivo va evidenziato che a nulla valgono riforme e semplificazioni normative e procedurali, se poi gli organismi preposti non adottano valutazioni univoche, chiare e saldamente aderenti all’impianto normativo. Il sistema produttivo, per investire, ha bisogno di chiarezza e certezza delle regole. Le limitazioni equivoche e le criminalizzazioni degli investimenti privati effettuati nel rispetto delle regole e nell’ottica della sostenibilità, denotano, purtroppo, una carente strategia sul futuro e una mancanza di visione sull’apporto che il sistema produttivo può e deve dare al benessere e alla modernizzazione. Se si vuole realmente percorrere la strada della sostenibilità e attivare un nuovo modello di sviluppo, serve coerenza, a tutti i livelli e in tutti i passaggi. Le tecnologie e gli strumenti normativi per far convergere competitività e tutela del territorio esistono, le capacità di investimento pure. I processi decisionali vanno, però, adeguati. In caso contrario, non resterà altro che registrare un atteggiamento tutto ideologico contro l’iniziativa privata, la cui mortificazione certamente non gioca a favore della comunità e dello sviluppo del territorio”.