L’8 maggio, giornata mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa

L’8 maggio è il giorno della nascita di Henry Dunant che è stato il fondatore della più grande organizzazione umanitaria nel mondo: la Croce Rossa. Dunant ha indicato i principi sui quali la Croce Rossa si regge: umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità, universalità. Numerosi sono stati i messaggi nell’occasione, che hanno ricordato l’importanza del ruolo svolto negli anni dall’organizzazione internazionale. Il Presidente Mattarella, nel telegramma inviato al presidente della CRI Francesco Rocca, ha ricordato come “La giornata ricorre quest’anno mentre l’umanità intera si trova a contrastare una pandemia insidiosa, che miete vittime in ogni continente, che mette a durissima prova i servizi sanitari”. E proprio “queste circostanze mostrano ancor di più il valore di un movimento internazionale, che grazie alla professionalità degli operatori e al generoso impegno dei suoi volontari reca alla comunità civile un contributo prezioso fatto di assistenza nella malattia, di aiuto concreto di fronte ai bisogni, di sostegno quando la paura e l’insicurezza rischiano di lasciare un segno profondo nelle persone”.  “Un lavoro che fa tanto bene” ha detto il Papa alla Messa a Casa Santa Marta, ricordando quanti operano per prestare soccorso in maniera neutrale su tutti i fronti di crisi, grazie alla principale agenzia umanitaria del mondo.

L’8 maggio per le donne e per gli uomini della Croce Rossa è stata sempre occasione di celebrazione di un’Idea più attuale che mai, quella di Henry Dunant, nata sui campi di battaglia risorgimentali in Lombardia. La ricorrenza di solito sanciva la nascita di un Movimento che, attualmente, conta 14 milioni di volontari nel mondo (di cui oltre 160 mila in Italia), tutti guidati dagli stessi Principi e “Tutti fratelli”. Siamo presenti, grazie a loro, nelle zone di conflitto e in tutte le emergenze causate dai disastri naturali, fino alle tante vulnerabilità quotidiane, quelle che non fanno notizia”.  Ma questo 8 maggio ha avuto un sapore diverso, perché siamo in trincea e viviamo una condizione simile a quella delle nostre origini. Mai come in questo momento, ha precisato il presidente della CRI Francesco Rocca, “ogni volontario soccorre mosso dai valori fondanti. Oggi non è il momento di celebrare, né di festeggiare: dobbiamo commemorare tutti i nostri morti in servizio, compresi quelli stroncati dal Covid, il cui esempio è più vivo che mai nell’azione delle migliaia di donne e uomini della Croce Rossa Italiana che sono al fianco del Paese intero, avendo scelto la prima linea, che sia quella dell’ambulanza o quella del “Tempo della Gentilezza”, il modo in cui abbiamo voluto chiamare le diverse attività messe in campo dai Comitati CRI su tutto il territorio nazionale in questa emergenza”.

E non a caso Rocca è stato in Lombardia, la regione più colpita dal coronavirus e il luogo ove l’impegno dei volontari è più sostenuto oggi, nella stragrande maggioranza degli edifici comunali sventola con orgoglio il simbolo riconosciuto in tutto il mondo degli operatori sanitari – di qualunque nazionalità – che portano soccorso in ogni scenario di guerra e di crisi in totale indipendenza: una croce rossa su fondo bianco. A Messina il Vicesindaco Mondello, a conferma della disponibilità e sensibilità dell’Amministrazione, ha ricevuto una ristretta delegazione del Comitato della CRI, che gli ha consegnato la bandiera per esporla a Palazzo Zanca. Adesso sventola tra quelle dell’Italia e dell’Unione Europea, da un lato, e della regione Sicilia e della città di Messina, dall’altro.