Per lungo tempo, abbiamo seguito Papa Francesco celebrare la Santa Messa, già di primo mattino, dalla Chiesa di Santa Marta. Abbiamo pregato con lui e invocato l’aiuto del Signore contro una pandemia che ha decimato milioni di persone in tutto il mondo e continua a mietere vittime. Gli siamo stati vicini, col pensiero, quella notte memorabile, storica, in una Piazza San Pietro deserta, come mai l’avevamo vista. Abbiamo anche temuto per la sua salute, per la debolezza di un corpo che dà segni di stanchezza e difficoltà. Un conforto – quello del Santo Padre – che ci ha accompagnato e ancora ci accompagna, che ha commosso e sensibilizzato tutti, credenti, atei, agnostici o seguaci di altre religioni. Nelle sue preghiere, Papa Francesco non ha tralasciato di rivolgere la sua attenzione a tutti gli operatori, agli anziani, ai poveri, a quanti hanno necessitato e ancora necessitano di un sostegno – a volte fondamentale – per credere che è valsa la pena dare se stessi per il bene degli altri, perdere, persino, la vita con dignità e senso del dovere per salvare quella degli altri. Una bella pagina di amore – se così si può dire – vissuta in questi tempi ‘moderni’, dove si coniugano miseria e grandezza dell’uomo, i suoi limiti, la sua fragilità, la sua finitezza e, nel contempo, la sua dignità e la grandezza del suo pensiero. Continuo, in tanto caos, è stato il richiamo di Francesco a pregare, a confidare nella preghiera definita ‘catena di vita’.
Lo ha ribadito più volte, con tenacia, anche qualche giorno fa dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, durante l’udienza generale del 27 maggio u.s. “Se anche quasi tutti si comportano in maniera efferata, facendo dell’odio e della conquista il grande motore della vicenda umana, ci sono persone capaci di pregare Dio con sincerità, capaci di scrivere in modo diverso il destino dell’uomo”. Con fermezza ha ricordato il significato e il valore della preghiera che salva anche “da noi stessi”, che mette a tacere l’odio, che blocca il male, che aiuta a trovare la giusta dimensione nei rapporti con gli altri. La preghiera che illumina e sostiene il percorso della nostra vita, che “libera dagli istinti di violenza ed è uno sguardo rivolto a Dio”, “rifugio e argine” per l’odio che dilaga. Tante le riflessioni del Papa sulla preghiera, forte l’incitamento a farsene dono, soprattutto, in questo periodo in cui il Covid-19 ha rivoluzionato la nostra vita. “Signore, per favore, salvami da me stesso, dalle mie ambizioni, dalle mie passioni. Salvami da me stesso”. Poche, essenziali, parole, pronunziate dal Santo Padre, per proporci come mantenere vivo il nostro rapporto con il Creatore, per lasciarci condurre da Lui.
di Sergio Lanfranchi