Molti sono i miracoli eucaristici che si sono verificati in Italia, a conferma della reale presenza di Cristo nell’ostia consacrata. Il miracolo di Siena è caratterizzato dalle stesse ostie consacrate che non si sono trasformate in carne e sangue, ma sono rimaste intatte da 300 anni, da quando alcuni ladri – nel lontano 14 agosto del 1730 – rubarono, nella Basilica di San Francesco, la pisside d’argento piena di particole consacrate che, dopo tre giorni, furono trovate in una chiesa dentro una cassetta delle elemosine. Fu tanta la gioia dei senesi, per aver ritrovato quelle particole che non vennero consumate, ma furono, devotamente, custodite e adorate, e lo sono ancora. Dopo tanto tempo, nella prima ricognizione, con grande meraviglia, si constatò che quelle ostie – nonostante il tempo trascorso – sono rimaste incorrotte, senza subire alterazione alcuna, “fresche e intatte”, contro ogni legge naturale. Sono state sottoposte all’analisi scientifica e il verbale redatto dalla commissione scientifica, così recita: “Le Sante particole, unico esempio negli Annali della Scienza della perfetta conservazione della materia organica, nel caso specifico delle particole di pane azzimo, consacrate nell’anno 1730, rimangono un fenomeno davvero singolare e inspiegabile”.
Ma il miracolo continua. Dopo 300 anni, è stata fatta l’ultima ricognizione e c’è stata la riconferma. Le ostie si mantengono intatte, segno evidente della presenza di Cristo nelle ostie. Lo scrittore danese Joergensen, convertito al Cattolicesimo, definì questo miracolo “una delle più grandi meraviglie di Cristo sulla terra”. Un altro scrittore cattolico, Antonio Socci, accompagnò Benedetto XVI, allora cardinale, a Siena, nella Basilica di San Francesco dove si conservano le ostie, e gli rimase impresso nella memoria il grande stupore e la sua commozione. Stesso stupore e commozione che provò san Giovanni Paolo II quando sostò in adorazione davanti alle ostie e sussurrò: “È la Presenza!”. Edith Stein, filosofa ebrea-tedesca, convertita e santa, entrando in una chiesa cattolica, ha avvertito questa presenza e ha esclamato: “Qui c’è Qualcuno!”.
di Alfonso Saya